Un minuto di dispregio per chi ha sentito Tania Cagnotto senza ascoltarla

L’ho seguita con interesse, i suoi commenti per la Rai mi sono sembrati puntuali. Invece i mediocri abitanti della rete l’hanno coperta di insulti e contumelie

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Alla prima gara di tuffi della mia vita mi chiesi se tutti quelli che stavano attorno a me fossero pazzi. Non capivo una beata cippa e soprattutto mi domandavo: quella roba lì è sport? Dopo venticinque anni di tuffi l’entusiasmo non era aumentato ma almeno avevo imparato a capire se un atleta aveva eseguito un buon tuffo e anche dove (se) aveva sbagliato.

L’altro giorno ho seguito in tv una gara dei Mondiali di Budapest e ho scoperto, non lo sapevo, che il commento tecnico era di Tania Cagnotto. Tania la conosco bene, dalla prima gara importante che ha fatto. Ho mancato solamente le medaglie olimpiche a Rio 2016. Ha cominciato da bambina, ha lottato con il nome che porta, si è battuta, si è fatta male, ha perso, si è rialzata, ha vinto, ha riso, ha pianto. L’ho seguita con interesse, i suoi commenti mi sono sembrati puntuali. Certo la sua voce è stridente, ma sentirla fa capire qualcosa in più sui tuffi.

Invece di far questo, i mediocri abitanti della rete l’hanno coperta di insulti e contumelie. Mi sembrano quelli che, quand’ero giovane, si concentravano sui vestiti delle ragazze e non su quello che c’era sotto.

(Ps. Il solito lettore puntiglioso ha colto in fallo l’amico Perrone nel suo pregevole articolo su Raiola su una faccenda di ultimi ponti. Perrone chiede venia, da gentiluomo corretto qual è. Riguardo a me, se sbaglio lasciate perdere e andate direttamente affanculo).

Foto Ansa

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