Udienza generale, Benedetto XVI: «Si torni a vivere come i primi cristiani»

Un'Udienza generale per l’unità della Chiesa e la testimonianza al mondo «spesso privo di punti di riferimento»

Nell’Udienza generale di mercoledì 18 gennaio papa Benedetto XVI prende spunto dalla settimana (in corso) di preghiera per l’unità dei cristiani. Come raggiungere questa unità? Il Pontefice ricorda che non è possibile all’uomo generarla. I suoi sforzi non la producono. L’unità, ha ribadito, «è un dono» che «viene solo da Dio». Ma nel Vangelo il Signore dice: «Dove due o tre sono adunati nel mio nome io sono in mezzo a loro».

Come a dire che ci deve essere l’impegno dell’uomo, ma esso si deve conciliare con la grazia di Dio. Noi, ricorda infatti Benedetto XVI, siamo chiamati ad adunarci e pregare: «Il nostro impegno ecumenico», pertanto, deve essere «l’invocazione quotidiana all’aiuto di Dio». Ma ci sono altre quattro caratteristiche, sottolinea il Santo Padre, che ritroviamo nella prima comunità dei cristiani e che ci aiutano a capire come è meglio vivere, cosa sia l’unità, e come rendere testimonianza al mondo.

I primi membri della Chiesa, come scritto negli Atti degli apostoli, «erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli», che significa per noi l’approfondimento del Vangelo. Erano assidui «nell’unione fraterna», che vuol dire «innanzitutto la Comunione con Dio» che poi «crea la comunione tra noi» uomini, esprimendosi in quella concreata dei beni. I primi cristiani, ha detto il Papa, erano poi assidui nella frazione del pane, cioè nella partecipazione all’Eucarestia perché è nella «partecipazione al sacrificio di Cristo» che troviamo «il culmine della nostra vita con Dio e con i discepoli di Cristo».

Il quarto pilastro delle prime comunità era la preghiera così come la descrive san Paolo: «Siate sempre lieti: pregate incessantemente e in ogni cosa rendete grazie». Queste sono le caratteristiche che anche oggi ogni comunità della Chiesa deve avere, ha sottolineato ancora il Pontefice. Solo così, ha poi concluso, «come discepoli del Signore» possiamo vivere la «comune responsabilità verso il mondo» e «rendere un servizio comune», per offrire «una forte testimonianza, fondata spiritualmente e sostenuta dalla ragione, dell’unico Dio che si è rivelato e ci parla in Cristo, per essere portatori di un messaggio che orienti e illumini il cammino dell’uomo del nostro tempo, spesso privo di chiari e validi punti di riferimento».

Bisogna, però, essere sempre «consapevoli che in questo itinerario il Signore
deve assisterci, deve aiutarci ancora molto, perché senza di Lui, da soli, senza il “rimanere in Lui” non possiamo fare nulla» (cfr Gv 15,5).

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