Tutte le cronache di Visetti, visionario corrispondente in Cina di Repubblica

Scopiazzato da Giampaolo Visetti, Antonio Talia, giornalista di agichina24, si vendica svelando la vita misteriosa del corrispondente di Repubblica in Cina. Dalla "retata delle seggiole" alla "repressione dei gelsomini".

Ezio Mauro lo definisce «Il nostro agente a Pechino». Dimenticate Struttura Delta, P3, P4, e tutti i complotti svelati al popolo italiano dal quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Qui, si tratta soltanto di Repubblica e del suo inviato in Cina, Giampaolo Visetti. Antonio Talia, corrispondente da Pechino per l’agenzia agichina24, ha dovuto accettare di essere il suo inconsapevole «ghost writer», con tutti i rischi del caso, trattandosi dell’agente Visetti e non di un giornalista qualunque. Già perché il Graham Green “de noantri” vede cose che altri giornalisti non vedono, come rivela Talia sul suo blog. Peccato che quando non riesce a vederle, per soddisfare il Gran Capo di Largo Fochetti, riprende pari pari il lavoro del corrispondente di agichina24, evitando accuratamente di citarlo. Due volte, almeno. A gennaio e a marzo del 2012. In una di queste occasioni, l’unico apporto di Visetti, secondo Talia, sarebbe stato quello di «esagerare le statistiche» e «trasformare una fonte, un avvocato cinese, nel procuratore capo di Pechino». Quando Visetti si giustifica affermando che i tecnici di Repubblica gli hanno cancellato la citazione della fonte (due volte a distanza di due mesi), Talia decide di investigare sul passato di Visetti. Ed ecco cosa scopre.

WALL OF SHAME Nel 2011, fu il terremoto in Giappone. Con il tragico evento, Visetti ottenne la visibilità internazionale grazie a un blog che gli assegnò il primato in classifica nel campionato dei peggiori servizi giornalistici del mondo sulla tragedia. Il suo articolo del 20 marzo 2011 risultò il “più inventato” di tutti, pari merito con uno del Daily Mail.

LA RETATA DELLE SEGGIOLE «Nessuno può fermare la sedia vuota», riporta Visetti in un articolo del 12 dicembre 2010. Il giornalista di Repubblica racconta della drammatica rivolta seguita all’impedimento da parte delle autorità cinesi a Liu Xiaobo di ritirare il Nobel per la pace: «La rivolta delle sedie vuote ha spaventato il partito», scrive.  Dilagata in «quattro facoltà» universitarie, le lezioni  sono state sospese per «due ore». La gente prenotava ai ristoranti e lasciava una sedia vuota in segno di protesta. Nel centro di Pechino le «sedie sequestrate», sollevate «come delinquenti», furono gettate dentro «furgoni grigi». Una retata che sarebbe comunque difficile da dimostrare in quanto «condotta con discrezione». Di fatti, pare che solo l’agente Visetti fosse in possesso di queste preziose informazioni.

 

L’UOMO CON LA TUTA NERA Tre marzo 2011: evidentemente sospettose, dati i suoi precedenti, le autorità cinesi convocano Visetti in un seminterrato e gli presentano «un uomo gonfio, in tuta da ginnastica nera», dagli occhi sfuggenti e con «una borraccia rossa in mano», il quale lo aveva pedinato per giorni e per giorni si era addormentato ubriaco fuori di casa sua. Si tratta del suo “controllore”, gli dice la Polizia. Visetti non può tenere le chiavi di casa, che viene aperta e chiusa dagli agenti cinesi. Le sue conversazioni telefoniche sono registrate e spesso una voce gli suggerisce «cautele» che non è «in grado di comprendere». Purtroppo la vita di Talia e degli altri corrispondenti italiani in Cina è molto più monotona: niente voci misteriose che suggeriscono cautele incomprensibili, nessun agente segreto che fa da maggiordomo, nessun pedinatore obeso e alcolizzato che si traveste da appassionato di jogging.

LA REPRESSIONE DEI GELSOMINI 15 marzo 2011, l’uomo con la borraccia rossa non ha impedito al nostro agente a Pechino di ottenere preziose informazioni su un’offensiva «avvolta dal mistero» e «incomprensibile» alla popolazione. Non si tratta di una misteriosa installazione militare con l’obiettivo di cancellare Taiwan dalla faccia della terra, bensì di una nuova retata (dopo quella delle seggiole vuote). Funzionari dei servizi segreti avrebbero girato mercati e vivai di tutta la Cina per «avvertire che il gelsomino doveva sparire dalla circolazione». Non potendolo arrestare o rieducare, a differenza delle seggiole, «la Cina ha semplicemente deciso di abolirli». La «carica persuasiva» dei servizi segreti cinesi «è stata tale che i gelsomini sono scomparsi davvero e il loro prezzo, al mercato nero dei villaggi di campagna, nello sconcerto generale è crollato». Così il gelsomino cinese «marcito», «sradicato» e addirittura rifiutato dal contrabbando è sparito dalla circolazione. Stando a Antonio Talia e agli altri corrispondenti a Pechino, il gelsomino cinese è oggi vivo e vegeto. Pare dunque che il nostro agente a Pechino si sbagliasse. La rieducazione dei gelsomini è stata eseguita con successo.

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