Triptorelina. Ascoltato solo chi è a favore

Nelle audizioni in Senato finora sono stati ascoltati esperti a favore della diffusione del farmaco blocca pubertà

Tratto dal Centro Studi Livatino Sono iniziate in Senato le audizioni sulla triptorelina, il farmaco da poco reso gratuito in Italia per essere utilizzato in ragazzini preadolescenti con disforia di genere. In Commissione Igiene e Sanità sono state auditi finora esperti a favore: Sandra Petraglia, direttore Ricerca e Sperimentazione Clinica dell’Aifa, l’Agenzia di Farmacovigilanza Italiana; Lucio Romano per il Comitato Nazionale per la Bioetica, poi Luisa Galli, membro del Gruppo di Studio in farmacologia pediatrica della Società Italiana di Pediatria (Sip), e Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana dei Medici Pediatri (Fimp).

Un via libera prudente da parte di tutti, con accenti diversi, che lascia molto perplessi: dalle agenzie di stampa che riferivano delle audizioni non sono emerse risposte ai documentati rilievi contenuti nel documento redatto sulla questione dal Centro Studi Livatino a dall’Associazione Scienza & Vita. Sorprende, per esempio, sentire ripetere che il farmaco è usato in pediatria da trenta anni, quando è noto che il suo uso autorizzato è per indicazioni differenti da quella per disforia di genere, per la quale non ci sono sperimentazioni in corso e i dati in letteratura sono insufficienti. D’altra parte, perché avere a suo tempo scomodato per un parere il Comitato per la Bioetica, se ci fossero evidenze scientifiche solide a sostegno del trattamento?

Solo per casi rari, e l’ultima ratio per evitare suicidi e autolesionismo: queste sono le principali motivazioni per un trattamento discutibile, ormai a carico del nostro Servizio Sanitario Nazionale, mentre dalla Gran Bretagna arrivano notizie allarmanti. È stato il Times a pubblicare in prima pagina una inchiesta su quello che è stato chiamato “esperimento di massa sui minori”, cioè sull’utilizzo diffuso di questo farmaco nei casi di disforia di genere, che ha portato alle dimissioni “per coscienza” da parte di cinque medici del Gender Identity Development Service, della Fondazione Tavistock & Portman, la clinica del National Health Service inglese che tratta i minori con disforia di genere, e da cui si sono licenziati 18 medici in tre anni.

Nel frattempo è iniziato il battage mediatico anche da parte dei media italiani più diffusi, che hanno iniziato a raccontare storie a lieto fine di ragazzini che stanno cambiando il proprio genere di nascita grazie a questo farmaco.

Ci si attende un atto di responsabilità da parte del Parlamento: che cioè, invece di “coprire” la diffusione di un trattamento tanto discutibile, esiga una sperimentazione seria, come è stato fatto in passato per l’analogo “caso Di Bella”: analogo per il fatto che in entrambi i casi si utilizzano farmaci in modalità “off label”, cioè per usi per i quali non c’è sperimentazione, adducendo a sostegno criteri diversi dal rigore scientifico usualmente richiesto.

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