Tremila morti in Costa d’Avorio, l’altro focolaio del mal francese

Due diavoli africani, uno cattolico e l'altro musulmano, Laurent Gbagbo e Alassane Ouattara, si contendono la poltrona presidenziale in Costa d'Avorio. La Francia decide che ha ragione il musulmano, l'Onu la appoggia. Il Papa chiede la pace, inutilmente, perché è più semplice far piovere bombe e mitragliate con gli aerei che dialogare

Pubblichiamo in anteprima la rubrica “Il Diavolo della Tasmania” che uscirà sul numero 15 di Tempi, in edicola dal 14 aprile, dove Renato Farina commenta la guerra civile, con i suoi tremila morti, scatenatasi in Costa d’Avorio tra un diavolo cattolico e un diavolo musulmano, risolta per ora dalle bombe e dai carri armati francesi (mentre il Papa invocava la pace) che hanno portato all’arresto del presidente Laurent Gbagbo.

Il mal francese era un’altra cosa, fece molti morti nel mondo, e uno che non sa cos’è attinga dal vocabolario. Ora è tornato, ma il guaio è che non lo si combatte, questo virus ha il consenso dell’Onu, che lo benedice così che si propaghi e ammazzi un sacco di gente innocente, i più poveretti di tutti. Lasciamo perdere l’intervento in Libia. C’è n’è un altro tremendo focolaio, sempre in Africa. E fa strage in Costa d’Avorio. Il Papa ha detto: «Basta!». Ha chiesto che si fermi. Ha cercato di mandare un suo cardinale per far da paciere. I francesi non l’hanno fatto arrivare, chiudendo l’aeroporto di Abidjan (che è la città più grande della Costa d’Avorio).

Spiego rozzamente. Si sa, il Diavolo della Tasmania non frequenta i milieu parigini, i circoli di chi decide dove stia il bene e dove il male. Ma guarda il sangue. Esso ci parla. È accaduto che questo paese africano sia stato finora – dopo l’indipendenza – governato da presidenti cattolici. Un attimo: non ho detto santi. A volte, anzi, uomini corrotti. Però la Costa d’Avorio conservava una sua coesione, pur divisa tra tante tribù. Cattolici verso il mare, la maggioranza. Poi musulmani nelle terre verso il Sahel, ai confini con l’Alto Volta (poi diventato Burkina Faso), e tanti cosiddetti animisti. Ma c’era una certa pace.

Negli ultimi anni nasce per la prima volta un partito di stampo confessionale: un partito musulmano. Le ultime elezioni, nello scorso mese di novembre, hanno un esito controverso. Il capo di questa fazione, Alassane Ouattara, si proclama vincitore. Allo stesso modo Laurent Gbagbo, il presidente uscente. La faccenda è controversa. Parigi è sicura: ha torto Gbagbo. Il quale ha commesso un errore, tra i tanti: in sede Onu ha trattato sempre Nicolas Sarkozy come un piccolo Napoleone voglioso di rimettere le mani sulla Costa d’Avorio, come ai tempi del kepi bianco dei legionari. L’Onu sta con la Francia. Il mondo è dei forti. E Sarkozy ha deciso che ha ragione il partito musulmano.

Gbagbo chiede il riconteggio dei voti. Però è più facile uccidere che ricontare. E così dal Nord scendono le truppe (mercenarie) di Ouattara. Fanno strage lungo la strada verso Abidjan: ammazzano – guarda caso – i cattolici. Sia chiaro: non è una guerra di religione. Qui si parla di un fatto pratico. Le ragioni saranno e sono senz’altro di puro potere, ma chi ci rimette la pelle sono devoti del Papa di Roma. Nel frattempo l’Unione Europea ha deciso dalla fine del 2010 anche l’embargo dei medicinali, oltre che delle armi, per stringere d’assedio il (presunto) usurpatore, anche se la popolazione soffre, va bene lo stesso.

Da domenica 3 aprile la Francia, già che volava in Africa con i suoi bombardieri, ha deciso di dare una mano a Ouattara. È andata così, secondo testimoni autorevoli che hanno cercato udienza alla Camera dei deputati: le milizie islamiche avanzano verso Abidjan con i blindati francesi che aprono la strada. I ragazzi si sdraiano per bloccare il convoglio. Si alzano elicotteri e mitragliano. In cielo volano aerei e tirano proiettili contro il palazzo presidenziale chiedendo la resa del “cattivo”. Risultato (provvisorio): 2.700 civili morti e migliaia di feriti, senza cure, manca l’acqua. C’è abbondanza soltanto di mal francese. Per dirla tutta: Ouattara e Gbagbo sono due diavoli africani. Tra questi miei colleghi non so chi sia peggio. Anzi sì, Sarkozy, e fa pure una schifosa rima.

Exit mobile version