Tra la via Emilia e il Cav.

Ha già un nuovo sindaco deciso da Bologna. Ma potrebbe fare uno scherzo al “comitato centrale” (e magari eleggere una Vanda). Ci sono andati Sandro Bondi e Marcello Dell’Utri per presentare un libro che farà discutere. E noi con loro. Passaggio a Reggio Emilia, capitale dello scambismo (elettorale) ulivista

eggio Emilia, si sa, non è la capitale della Carinzia. Eppure qualcosa si muove anche nel cuore del triangolo che di rosso gli è rimasta solo la favola e il cappuccetto. Il fervore che anima il popolo del lambrusco (quello dolce) ha in serbo delle sorprese per le elezioni di primavera in cui si rinnoverà sindaco e consiglio comunale? Chissà.

Reggio Emilia, tra un Delrio e (forse) una Vanda
Ad oggi il bollettino elettorale dà per operazione formalmente conclusa quella che porterebbe un esponente della Margherita alla guida della città emiliana. Un sindaco non comunista a Reggio sarebbe la prova che i marziani esistono e che hanno un debole per il formaggio grana. Però il comitato centrale che a Bologna tenta l’impresa disperata di battere Guazzaloca con Cofferati, ci crede. E soprattutto crede che la mossa giusta per convincere la Margherita a portare consensi al candidato Cgil sia quella di scambiare i voti degli ex Ppi per Cofferati a Bologna con quelli diessini per un cattolico di sinistra a Reggio. Il problema è che il candidato “scambista” sindaco a Reggio, Graziano Delrio, attuale presidente della commissione sanità della Regione, è un personaggio che non entusiasma il popolo sotto la Quercia. Di Delrio, dicono i reggiani, infastidiscono i modi un po’ supponenti da professorino prodiano e quell’aria da cattolicone che ne sa una più di Oscar Luigi Scalfaro. «Sono un professionista, un medico, e ho nove figli», così ama presentarsi il cattolico un po’ Denim. Per questo, ci dice un ragazzotto dell’hotel Posta, che non è un albergo sulle Dolomiti ma nel centro di Reggio, «vedrà, dottore, che anche a Reggio succederà qualcosa». E perché la sorpresa non potrebbe venire dalla simpatica Vanda Giampaoli, animatrice del locale “Circolo” di Marcello dell’Utri? Chissà se mamma Vanda ha voglia di candidarsi alla mission impossibile di sindaco come vorrebbero i suoi fan. Chissà. Intanto, sabato 6 marzo, grazie a questa signora dal carattere effervescente, sono scesi a Reggio Emilia Marcello Dell’Utri e Sandro Bondi, oltre che una folta schiera di amministratori e imprenditori locali.

Bondi, «un’umiltà da far paura»
è la prima presentazione in pubblico del libro del coordinatore nazionale di Forza Italia, Tra destra e sinistra (Mondadori), una versione equilibrata delle vicende italiane dell’ultimo decennio e delle idee incarnate dal movimento berlusconiano. Un libro il cui maggior pregio sta nel fatto che, stranamente, possiede anche la disarmante confidenzialità del diario. Davvero «un’umiltà da far paura», come ha scritto Giuliano Ferrara, quella di questo ex comunista, per il quale vale ciò che egli dice di Forza Italia (un calabrone che secondo le leggi della fisica non dovrebbe poter volare, eppure vola) e che ha referenti non estranei a certo movimento cattolico popolare quando pretende documentare un programma politico che «ama la vita e desidera giorni felici per tutti». La traduzione in forza di governo è un’impresa ancora incompiuta, come si vede, ma è chiaro che il vice di Berlusconi in Fi è tutt’altro che uno sprovveduto. «Non rappresentiamo l’antipolitica», dice Bondi, «ma l’anti-ideologia», la ripresa del liberalismo di Luigi Einaudi, del cattolicesimo laico e popolare di don Sturzo (ma «non lo statalismo di La Pira», che forse avrebbe condiviso con l’intellettuale comunista gramsciano la rappresentazione di sé come “funzionario dell’Umanità”), il socialismo di Rosselli, «nemico del comunismo e alla ricerca di una nuova fusione tra giustizia sociale e libertà». Oltre alla religiosa fiducia nel partito post-ideologico, c’è in Bondi – ed è questo che colpisce – una religiosità autentica, convinta, non politica. Religiosità che si esprime in una programmatica predilezione per le donne, poiché, dice Bondi, «la critica più radicale delle ideologie viene dalle donne»; e perché, leggiamo nel suo libro, in una citazione tratta dal diario di Emilia Vergani, «l’esperienza è nell’istante ed è ciò che vince il totalitarismo del pensiero e la riduzione dell’affezione a immaginazione. La lotta contro il pensiero che diventa totalizzante e l’affezione che diventa immaginazione è vinta dall’esperienza di Dio minuto per minuto». è difficile trovare in giro qualche politico che possa tranquillamente dire, come abbiamo sentito dire nel raduno forzista di Reggio Emilia, senza alcuna enfasi né ruffianeria clericale, così, naturalmente, così naturalmente come fuori dall’hotel Posta scendeva pioggia e neve, «la nostra fede in Nostro Signore Gesù Cristo». Eppure questo è Sandro Bondi, tra destra e sinistra, è l’avventura di un povero cristiano, «scrivano particolare alla reggia, e poi politico “trovato”» (Ferrara).

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