«Ho accolto con entusiasmo la proposta di mettere in scena The Bassarids – ci ha detto Mario Martone –, e come poteva essere il contrario? Un teatro che ha finalmente il coraggio di aprire la stagione con un’opera del secondo Novecento, di un autore che ho sempre amato come Henze e su un libretto che mi consente di continuare il mio lungo viaggio nella tragedia greca (un viaggio che proprio a Roma ha avuto delle tappe fondamentali come Edipo re e Edipo a Colono). Ma nell’insieme è proprio partecipare a questa nuova stagione dell’Opera di Roma che dà un senso di azione e di rinascita, tutta la stagione mi sembra interessantissima. The Bassarids è una magistrale riscrittura delle Baccanti di Euripide, un testo tra i più misteriosi e perturbanti, che scava nel disordine indomabile che è dentro ogni essere umano e dunque dentro ogni società. Saranno proprio i due piani, quello interiore e quello politico, che cercherò di mettere in scena nello spettacolo».
Sul palcoscenico, con il Coro del Teatro dell’Opera di Roma diretto dal Maestro Roberto Gabbiani, un cast internazionale: Ladislav Elgr (Dionysus), Russell Braun (Pentheus), Mark S. Doss (Cadmus), Erin Caves (Tiresias), Andrew Schroeder (Capitano della guardia reale), Veronica Simeoni (Agave), Sara Hershkowitz (Autonoe) e Sara Fulgoni (Beroe). L’allestimento del Teatro dell’Opera vede i costumi di Ursula Patzak, le scene di Sergio Tramonti e le luci di Pasquale Mari. Movimenti coreografici di Raffaella Giordano.
The Bassarids è un atto unico, il cui libretto è stato scritto, con non pochi interventi di Henze in persona, da W. H. Auden e Chester Kallman, dopo la fortunata collaborazione per Elegy for Young Lovers, rivista e riascoltata non molti anni fa al Teatro delle Muse di Ancona ed al San Carlo di Napoli. È un atto unico perché segue, abbastanza fedelmente la tragedia di Euripide Le Baccanti da cui è tratta.
Tuttavia, sarebbe appropriato chiamarla una sinfonia scenica in quattro movimenti poiché azione scenica e musica si snodano in quattro parti, senza cesura di continuità, come in una sinfonia. Aspetti tradizionali dell’opera lirica – arie, cori, concertati – sono perfettamente integrati nella struttura sinfonica in cui il primo movimento è una sonata, il secondo uno scherzo, il terzo un andante, il quarto è un tema di ben 43 note che si snoda in una passacaglia finale. A differenza di altre opere di Henze che risentono della “seconda scuola di Vienna” (e portano la dodecafonia) al grande pubblico, The Bassiridis risente dell’esperienza post-wagneriana.