Telekom, segreto di Pulcinella

L’affare Telekom Serbia, grazie al corollario da spy-story di provincia fornito dalla tragicomica missione in Svizzera della “gola profonda” Igor Marini

L’affare Telekom Serbia, grazie al corollario da spy-story di provincia fornito dalla tragicomica missione in Svizzera della “gola profonda” Igor Marini e di due parlamentari italiani, rischia di terminare sul binario morto. In realtà tutti sanno delle tangenti, tutti hanno le carte, tutti hanno capito tutto. E da ben prima dello scoop (stoppato in dirittura finale) di Repubblica, lo si sa dai giornali jugoslavi. Come il settimanale di Belgrado Nin, che il 16 novembre 2000 riportava questa dichiarazione di Dojcilo Maslovaric, ex ambasciatore jugoslavo presso la Santa Sede: «Visto che mi trovavo in Italia da quattro anni, visto che conosco molte persone, avevo il fortissimo desiderio di aiutare ad arrivare alla conclusione di tale affare. Ho portato il presidente del Banco di Roma a Belgrado già il 13 giugno 1996, all’incirca quando sono venuto qui a Roma. Successivamente con il Banco di Roma ha lavorato Borka Vucic (la “banchiera privata di Milosevic”, direttrice generale della Beogradska Banka, ndr). E così si è arrivati alla Telekom. Io ero il tramite, mi contattavano per la mia conoscenza con il Presidente. Ero io il contatto per fissare un incontro». Maslovaric aveva buoni contatti anche con don Vincenzo Paglia, della comunità di Sant’Egidio e, secondo quanto scrive Pregrad Simic sempre su Nin del 18 maggio 2000, nel 1996 don Paglia premeva sul Vaticano affinché il Papa si recasse in visita in Serbia, un progetto, secondo Simic, fortemente caldeggiato da Mira Markovic, moglie di Milosevic.
Guarda caso il 13 giugno 1996 Cesare Geronzi si recò a Belgrado proprio insieme a una delegazione di Sant’Egidio guidata da don Paglia per assistere all’inaugurazione di un cantiere. Secondo il settimanale Reporter, invece, sarebbe stato Ivan Curkovic, noto ex calciatore serbo e poi presidente del Partizan di Belgrado, nonché amico dell’ex premier federale Marjanovic, ad aprire canali di contatto tra le autorità serbe e la Telecom Italia.
In un articolo apparso sul settimanale montenegrino Monitor pubblicato il 4 febbraio 2000 tra le altre cose si cita «l’incontro segreto tra il presidente serbo Milutinovic e l’ex ministro degli Esteri italiano Dini avvenuto in un appartamento privato di Roma», senza aggiungere ulteriori particolari. Dini ha smentito, Lekic ha confermato. Ed è il solito Maslovaric a raccontare al giornale Nasa Borba il brindisi del 10 giugno ’97 nel palazzo presidenziale di Belgrado, all’indomani della firma del contratto: «Quella sera eravamo una dozzina di persone, nel grande salone delle feste. Brindammo a champagne con il presidente per il buon esito dell’operazione. C’era anche il ministro delle privatizzazioni, Milan Beko. E Milosevic disse proprio così: “Quei mafiosi di italiani, ci hanno costretto a pagare 32 milioni di marchi. Perché proprio noi, e non la loro Telecom? Mafiosi”. E Beko gi fece notare che, in fondo, era solo il 3% dell’affare, un prezzo che si poteva pagare, un prezzo normale in Occidente». Già, ma chi intascò quegli oltre trenta miliardi di lire? Ne riparleremo. In fondo basta leggere i giornali…

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