Teheran chiama UE

Botta e risposta con Sayed Mohammed Khatami, presidente dell’Iran, che rientra a Teheran dopo lo storico viaggio in Europa

L’Iran di oggi è figlio della rivoluzione di vent’anni fa, una rivoluzione che voleva restituire libertà e indipendenza al paese”. Sayed Mohammed Khatami tiene molto a sottolineare le proprie radici all’interno della rivoluzione per legittimare la sua linea politica di riforma: “la repubblica islamica dell’Iran sta percorrendo una propria fase di evoluzione e crescita”. Certamente riconosce le diversità di vedute con altri centri di potere del sistema Stato iraniano: “Le scelte politiche del paese vengono tracciate dalla Guida suprema della rivoluzione (Alì Khamenei, ndr) che si muove in una stessa direzione con il governo e la nazione. Ma è naturale che in un sistema politico ci siano delle divergenze”. Per Khatami dovrà essere la cultura a costituire il ponte di collegamento tra civiltà diverse. Intanto minimizza lo storico slogan lanciato da Khomeini secondo il quale l’America era il grande satana e aggiunge: “Gli Stati Uniti devono vedere nell’Iran, nell’Islam un interlocutore alla pari, non soltanto un oggetto di studio. Imporre le proprie leggi ad altri paesi e al mondo significa porre le basi per una nuova dittatura che potrebbe anche affermarsi”. Secondo Khatami “è l’Unione Europea che deve cercare di bilanciare questo ruolo cercando una propria identità sulla scena internazionale”. E il presidente iraniano conclude la sua visita a Roma, prima capitale occidentale alla quale ha fatto visita per riconoscenza verso l’Italia, lanciando un appello: “Mi auguro che riusciremo a capirci e comprenderci, una comprensione basata sulla conoscenza e sul rispetto reciproco”.

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