Swissleak. Ma Falciani è un Robin Hood, come scrivono i giornali italiani, o un «ladro», come dice Le Monde?

Bisogna leggere il quotidiano francese per farsi un'idea esatta dell'uomo che ha reso note le liste degli evasori. Forse non è il caso di credere alla favola del cavaliere senza macchia e senza paura

Diversamente dalla storia – anno 2008 – dell’impiegato di banca in Liechtenstein che dietro compenso di 5 milioni di euro vendette al governo Merkel la lista degli evasori tedeschi in Granducato, grande rumore ha fatto ieri la pubblicazione della cosiddetta lista Falciani contenente i nomi di oltre 100 mila paperoni – industriali, capi di stato, personaggio dello spettacolo e jet set internazionale, campioni dello sport, attori, eccetera – clienti della filiale di Ginevra della banca privata inglese Hsbc.

Molti di questi nomi rappresenterebbero il gotha dell’evasione fiscale mondiale. Evasione che sarebbe stata gestita dalla stessa Hsbc attraverso l’attribuzione di conti cifrati ai depositari di almeno un milione di euro e, quindi, alla collocazione di questi conti criptati in società off shore residenti nei paradisi fiscali.

L’Italia sarebbe rappresentata da diecimila nominativi. I più noti, da Valentino Rossi a Flavio Briatore, sono stati pubblicati ieri. Altri seguiranno con la pubblicazione del libro La cassaforte degli evasori, edito da Chiarelettere, scritto a quattro mani da Hervé Falciani e dal giornalista del Sole 24 Ore Angelo Mincuzzi, a cui le cronache di ieri hanno dato ampio risalto pubblicitario.

Stranamente, nessuno, almeno qui in Italia, si è interessato del profilo di Falciani. Troppo golosa, nell’epoca della trasparenza e delle mani pulite, della recessione e del risentimento sociale contro i “ricchi”, specie se evasori, la notizia dello scandaloso “Swissleak”. Libero e Il Fatto Quotidiano hanno pubblicato un’anticipazione del libro di Chiarelettere. Mentre Corriere della Sera e Repubblica hanno enfatizzato l’elemento di notizia più consono alla propria linea editoriale. Il Corriere ha strillato la «lista clienti vicina ai politici». Repubblica i «1200 clienti protetti dallo scudo fiscale». Il Sole 24 Ore, a firma proprio di Mincuzzi, ha intervistato Falciani.

Forse non c’è stato tempo per l’approfondimento che ha fatto ieri il quotidiano francese Le Monde. Il quale, avendo seguito l’affaire pressoché dai suoi inizi, quando il 23 dicembre del 2008, Falciani fugge in Francia per evitare l’arresto a Ginevra, ricostruisce con una grande storia in bianco e nero l’identità, «sovente mutevole», della “gola profonda” Hervé Falciani, il presunto idealista che dice di aver trafugato le informazioni sulla clientela Hsbc con la complicità di una vasta rete di Robin Hood interni alla stesso istituto bancario anglo-elevetico, per ragioni etiche e al servizio della lotta internazionale all’evasione. Le Monde scrive che Falciani è un «voleur», un «ladro».

Tutto abbastanza inverosimile. Se non palesemente falso. In realtà, l’uomo ha un profilo un po’ meno idealista e gaudioso dell’ingegnere informatico tutto trasparenza e legalità, mosso da nobili ideali che scopre improvvisamente di essere al cuore di tenebra della finanza internazionale, si intenerisce e decide di battersi contro l’economia degli evasori e della speculazione finanziaria.

Falciani, intanto, ha fatto per otto anni l’ingegnere ai tavoli del casinò. Croupier, amante del poker e delle belle donne, viene incastrato dalla sua ultima amante Georgina Mikhael che, arrestata dalla polizia elvetica, poche ore prima che Hervé si dia alla fuga, confessa: «Falciani andava in giro a mostrare alle banche una enorme lista di profili di clienti dai nomi criptati». A quale scopo? «Allo scopo di vendere questo prodotto e fare business».

Dunque, tutt’altro che un idealista, prima di offrire i suoi servigi e i suoi cd zeppi di nomi di ricchi evasori, ai servizi segreti britannici, quindi al fisco francese, infine alla guardia di finanza italiana e alla Procura di Torino (nella figura di Giancarlo Caselli), Falciani viaggia in Medio Oriente (Libano) per cercare di piazzare il suo “prodotto” a istituti bancari che pensava potessero essere interessati a fare concorrenza all’Hsbc in quel particolare settore rappresentato dai paperoni pronti a investire lontano dagli occhi del Fisco dei rispettivi paesi di residenza.

L’ultima versione di questo “eroe” della trasparenza internazionale, che fornisce molte versioni alla giustizia dei diversi paesi per spiegare come è venuto in possesso di quelle liste di nomi, è che ha voluto “lanciare un’allerta” al mondo. Però, tra un’allerta e l’altra, intanto ha tentato di monetizzare il suo “prodotto” e, dopo lo scandalo che nel 2009 lo portò ospite anche nelle galere spagnole, ha tentato di farsi eleggere alle elezioni europee, presentandosi come capolista degli “indignados” iberici.

Trombato, l’ineffabile Hervé è stato a libro paga di una società paragovernativa francese e ha collaborato con la nostra Guardia di Finanza (gratis?). Nel frattempo è diventato anche consulente di “Podemos”, lo Tsipras spagnolo che sta per entrare nel parlamento di Madrid, e scrive libri che con puntualità editoriale svizzera e fisco appagato, a cinque anni dalla distribuzione alle polizie fiscali di tutto il mondo delle liste dei ricchi evasori, pubblicano le stesse liste su tutti i giornali del mondo.

Mica male per un amante del poker in cerca di ricettazione del “prodotto”, essere per un giorno l’eroe delle “mani pulite”. Peccato che dietro la nobile facciata de Robin Hood si profili il sospetto dell’uomo furbo e anonimo, avido e geniale, rotella di un sistema organizzato per utilizzare anche lo scriteriato ladruncolo in un utile idiota (o in un perfetto agente) del Fisco.

Morale della favola del cavaliere senza macchia e senza paura: chiunque può diventare uno spione e un delatore le cui gesta alla fine verranno inglobate e utilizzate dalla “ragione di Stato” del Fisco e dei governi. Chiunque può costituire una Stasi 2.0 e metterla al servizio di “valori” che producono business. Per le Stasi 2.0 e per gli stati indebitati che hanno urgente bisogna di mettere le mani sui patrimoni dei grandi e piccoli “evasori fiscali”.

@LuigiAmicone

Postilla: Le Monde, 11 febbraio. A proposito dell'”eroe” Falciani: «Quest’uomo non parla. In ogni caso, non dice nulla del suo passato operativo: è legato a vita dal segreto fiscale. Peccato, perché è lui, Roland Veillepeau, 66 anni, che ha deciso, orchestrato, e finalmente salvato, l’operazione “Cioccolato”, ovvero il reclutamento da parte dei servizi fiscali francesi, a Ginevra, dell’informatico di Hsbc, Hervé Falciani, e lo sfruttamento a livello mondiale delle sue liste esplosive».

Hsbc foto Shutterstock

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