Sviolinate per Mogol sull’ermo colle

Lettera a tempo

Non si finisce mai di stupirsi. Il Centro Studi Leopardiani ha solennemente dichiarato che il grande paroliere Mogol è l’epigono naturale, l’erede diretto di Giacomo Leopardi. Apparentemente questa apodittica affermazione non pare suffragata da prove, allo stato dei fatti, così come non può valere da “investitura” la presunta predilezione del grande poeta, manifestata in un suo scritto, per l’inseparabilità della parola dalla musica, nel quale pare che egli definisse “esiziale” la separazione tra i due generi.

Verrebbe piuttosto da chiedersi perché allora non abbia perseguito in qualche modo la sperimentazione di quanto sarebbe andato sostenendo, chiedendo la collaborazione dei musicisti dell’epoca nel tentativo di perfezionare le sue già perfette liriche, arricchendole di qualche sviolinata…

La verità mi pare essere che, se sviolinata c’è stata, è la solita degli assessori alla Pseudo-cultura di sinistra all’indirizzo dei “giovani d’oggi”, potenziali elettori di domani. Già l’effimero Nicolini voleva intestare una strada di Roma a Luigi Tenco, per sfruttare politicamente l’onda dell’emozione che inevitabilmente seguì il suo tragico gesto, ben guardandosi, se proprio il suicidio l’attraeva tanto, di glorificare chi fu “suicidato” dal signor Stalin, come Eisenin o Majakowskij, ad esempio…

L’incolpevole Mogol si è trovato così coinvolto in un disegno lusinghiero per lui, ma ridicolmente spropositato (“Ho avuto la tentazione di fuggire”, ha onestamente dichiarato). Non resta che pensare che ai politici anconetani, che vogliono fare del caso la base per un dibattito con pretese di serietà, non importa tanto che Mogol sia l’erede di Leopardi, ma piuttosto che Mogol sia eletto sponsor di Leopardi: con la sponsorizzazione di un’autorità indiscussa come la sua, anche il grande poeta diventa commestibile e commercialmente vendibile agli ignoranti di tutta la penisola.

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