Sul Kosovo non sorge il Sol Levante

Cartolina da Tokyo

Giornali e telegiornali giapponesi non mancano di riferire quotidianamente gli sviluppi della situazione in Kosovo, e alcune notizie si guadagnano facilmente la prima pagina. Non sono mancate neanche dotte spiegazioni per elucidare l’ignaro pubblico giapponese sul perché si è arrivati al punto in cui siamo e soprattutto su dov’è e cos’è mai questo Kosovo. Abbondano le perplessità e gli interrogativi sulla validita’ e sull’efficacia dell’azione di forza da parte della NATO: non che ci siano particolari obiezioni al fatto che le aberrazioni nazional-populistiche di Milosevic vadano bloccate, ma non e’ neanche molto evidente la ragionevolezza delle mosse NATO. Insomma i dubbi fioccano, e restano tali.

Vale a dire che non c’è una grande urgenza di risolverli: a questo ci pensino i diretti interessati. Certamente il Giappone partecipa a questo dramma di risonanza mondiale, non si tira indietro di fronte alla tragedia: il Governo non ha mancato di fornire ai profughi tende, coperte e assistenza medica, oltre a una pioggia di milioni di dollari per gli uffici Onu che se ne occupano e per Albania e Macedonia che se li sono ritrovati in casa.

Che sia una tragedia lo riconoscono tutti e tutti se ne dolgono sinceramente, ma essa rimane lontana. Praticamente senza incidenza concreta sulla vita reale: solo una serie di notizie tristi. Ma tutto ciò è anche comprensibile. Il Giappone ha già i suoi bei problemi da risolvere e non si tratta solo di quelli economici. A ben vedere, se ci si deve preoccupare di leader politici che utilizzano sfacciatamente la guerra d’aggressione come estensione della politica non c’è bisogno di andare fino ai Balcani: basta guardare l’altra sponda del Mare del Giappone, dove sta la Corea del Nord. Sebbene Kim Song Il (dittatore nordcoreano – ndr) non sia arrivato a scatenare un conflitto come il suo ex-compare di ideologia serbo, tuttavia i missili che si prende la libertà di lanciare sopra i cieli giapponesi e altre meno spettacolari provocazioni, non lasciano per nulla tranquilli. Senza contare che c’è sempre là fuori una Cina tutt’altro che accondiscendente sulla indipendenza di Taiwan e molto inquieta sui programmi americani di difesa dell’area, nonché decisamente furiosa dopo il bombardamento della sua ambasciata a Belgrado. Insomma, in tutto ciò il Kosovo rimane veramente lontano.

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