Strano amor vivendi, strani cristiani

Chi dà una chance alla persona che ha sbagliato e vuole redimersi, come retoricamente di solito si recita

Chi dà una chance alla persona che ha sbagliato e vuole redimersi, come retoricamente di solito si recita, senza avere alcuna intenzione di agire in questa direzione? Chi è disposto a impegnarsi con un ragazzo “deviato”, a farne un uomo, a ricondurlo verso la “retta via”? Chi è disposto ad accompagnare un malato terminale, a trattarlo umanamente fino all’ultimo giorno senza pensare “tanto è lo stesso”? Chi dà il pesce all’affamato, anche se non sa ancora come e se domani potrà insegnargli a pescare? Chi è disposto a criticare un potente non per un disegno di potere, per lamentarsi o per distruggere tutto, ma per un desiderio di verità, costruzione, cambiamento? Chi è disposto ad aiutare un uomo, un singolo uomo, nella salute, nel lavoro, nell’educazione, senza pensare che “tanto peggio, tanto meglio” se la società intorno fa schifo? Ci si batte per i lavoratori sindacalizzati, per le casalinghe organizzate, per i ragazzi più istruiti, per i malati in via di guarigione, per prendere il potere e per organizzare il consenso. Quando invece qualcosa o qualcuno è compromesso, quando è fuori dal sistema, quando il gesto non ha un esito sicuro, quantificabile, numerabile, addirittura si arriva a dire che la carità è inutile, che aiutare un uomo è illusione… Forse per mettersi con un ragazzo “deviato” bisogna essere un po’ don Bosco; per far lavorare un ex carcerato bisogna essere un po’ san Vincenzo; per stare con un malato terminale bisogna essere un po’ madre Teresa; per dare da mangiare a un affamato bisogna essere un po’ Santo Stefano; per criticare un potente, per continuamente desiderare il suo cambiamento bisogna essere un po’ fra Cristoforo. Vale a dire, non bisogna né sentirsi bravi né essere bravi. Bisogna essere anche noi feriti dentro, pieni di desiderio ma incapaci di realizzarlo, del tutto coscienti di essere sfiniti e continuamente salvati nel corpo e nello spirito. Allora, solo allora, un po’ si può perdonare…

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