Strage di Aurora, Cl Usa: Bastano più regole per sconfiggere il nichilismo?

Le comunità del Colorado di Comunione e Liberazione hanno reagito così davanti alla strage del cinema di Aurora: «Questo atto orribile era solamente il risultato di un problema isolato di un uomo? No».

Riceviamo e pubblichiamo il volantino scritto dalla comunità di Comunione e Liberazione del Colorado, Stati Uniti, in seguito alla strage che si è consumata davanti al cinema di Aurora all’anteprima del film di Batman “The dark knight rises”, dove James Holmes travestito da Joker ha ucciso 12 persone.

La sparatoria avvenuta al cinema di Aurora ci ha lasciati tutti sbalorditi e scioccati, ma in un certo senso non sorpresi. Siamo quasi abituati a sentire di questi massacri “insensati” che avvengono in vari luoghi: scuole, centri commerciali, perfino case… e ora cinema. Molti domandano: «Perché queste cose continuano ad accadere?». E aggiungono: «Come possiamo impedire che succedano ancora?». Abbiamo già sentito varie risposte comuni date dai media, da colleghi o amici: «L’uomo era semplicemente uno psicopatico». «Si drogava». «Stava imitando Joker» «Chi lo sa? Ma ci servono più misure di sicurezza, più ordine, più leggi».

Se ci poniamo veramente davanti alla tragedia di questo evento, però, domande più profonde ed urgenti emergono dai nostri cuori risvegliati e diventano immediatamente più pressanti: cos’è la vita? A che serve la mia vita? La vita ha un significato o è semplicemente casuale? La realtà è buona o cattiva? Anche se tutti noi sentiamo emergere queste domande, quanti di noi si distraggono da esse e cercano modi per affrontare una vita vissuta come «una dannata cosa dopo l’altra»? Ma il nostro silenzio davanti a queste domande elementari ma fondamentali sulla nostra esistenza umana rivela un nichilismo che sta subdolamente invadendo le nostre vite.

Questo non è il nichilismo astratto e filosofico, ma l’apparente mancanza di significato nelle nostre stesse vite: la confusione giornaliera e la mancanza di certezza in tutto, l’apparente banalità dei nostri lavori, la noia nei nostri rapporti, le vuote routine di tutti i giorni, la dimenticanza dei nostri cuori e ciò che veramente desiderano. Questo “nichilismo del subconscio” – sottile come l’aria che respiriamo – è estremamente potente, ma non è molto diverso dal nichilismo che ha causato il massacro “insensato” del 20 luglio 2012. Questo atto orribile era solamente il risultato di un problema isolato di un uomo? No. Questo incidente – insieme alle numerose sparatorie degli ultimi anni – è sintomo di qualcosa di più grande: il vero volto del nichilismo che sta conquistando la nostra società.

Abbiamo puntato il dito abbastanza. Dove possiamo, allora, andare per vincere il nichilismo in noi, per trovare aiuto per noi e per la nostra società? A chi ci possiamo rivolgere, così che i nostri cuori non si anestetizzino davanti alla vita? Cosa può veramente cambiarci, dandoci «una percezione chiara e amorevole di noi stessi, carica di consapevolezza del destino dell’altro e, così, capace di vero affetto per se stesso», come ripeteva spesso monsignor Luigi Giussani? Sono, ancora una volta, più misure di sicurezza, più ordine e più regole che possono risvegliare i nostri cuori in questo modo? Come evidenzia l’infame nichilista nel racconto di Flannery O’Connor “Un brav’uomo è difficile da trovare”, «Gesù è stato l’unico a risuscitare i morti, […] e non avrebbe dovuto farlo. Ha mandato tutto a gambe all’aria. Se ha fatto quel che ha detto, allora non ci resta che gettar tutto e seguirlo; se non l’ha fatto, allora non ci resta che goderci meglio che possiamo i pochi minuti che ci avanzano: uccidendo qualcuno, bruciandogli la casa o facendogli qualche altra cattiveria. Non c’è piacere al di fuori della cattiveria».

Questo è successo. Come dice Samuel Aquila, arcivescovo di Denver: «Nel caos del momento le persone si precipitarono fuori dal cinema, nel buio della notte – nel buio della confusione, dell’ambiguità, della disperazione». E prosegue: «Solo Gesù Cristo può vincere il buio di questo male». In un mondo dove “speranza” è solo una parola e la certezza di significato e valore della vita sono considerati impossibili, Cristo è l’unica fonte di speranza, l’unico che salva la vita, che risponde ai bisogni dei nostri cuori inquieti, che dà un significato a tutto, che con il suo amore e sguardo è capace di sostenere noi e le nostre vite, e che salva la morte. È Gesù di Nazaret, resuscitato dalla tomba, che, come dice papa Benedetto XVI, «è Dio fatto carne […] il più grande miracolo dell’universo: tutto l’amore di Dio nascosto nel cuore di un uomo, nel volto di un uomo».

C’è qualcosa peggio della morte: vivere una lunga vita piena di silenziosa disperazione. Il risveglio di queste urgenti domande dentro di noi è già un segno della Sua presenza che salva le nostre vite. Solo Lui può vincere il nichilismo.
Le comunità del Colorado di Comunione e Liberazione

Exit mobile version