QUELLA VITTORIA ASSURDA DEL 2002. A farlo conoscere in Italia sono state le voci comiche della Gialappa’s, che al suo successo del 2002 hanno dedicato uno dei loro esilaranti sketch. Divertente, come quanto si è visto nel progredire delle sfide sui pattini di quell’Olimpiade, cui Bradbury era arrivato non proprio da favorito. Già ai quarti di finale doveva essere fuori: davanti a mostri come Ohno e Gagnon, era già un successo arrivare terzo e attendere di essere eliminati. Ma il giudice di gara lo promosse al secondo posto, squalificando uno dei due favoriti e dando all’australiano il pass per la semifinale. Da lì in avanti fu un alternarsi di colpi di fortuna: perché anche in questa gara era nettamente il più scarso, ultimo per tutti i 1500 metri. All’ultima curva però, ecco un altro aiuto della sorte: davanti a lui il canadese Turcotte scivolò, portandosi dietro il cinese Li Jajun e aprendo le porte della finale proprio a lui, Steven Bradbury. Incredulo per il doppio colpo di fortuna, si preparava alla gara per le medaglie, ben sapendo di essere l’underdog per eccellenza, lo sfavorito finito per caso tra i grandi. Ma gli aiuti divini non erano finiti: partito malissimo anche in finale, lontano metri rispetto al quartetto di testa, s’apprestava a guardare l’arrivo a distanza. Fino a quando non si arrivò all’ultima curva, e accadde davvero l’impensabile: i quattro in lotta per l’oro si ostacolarono a vicenda. Ne cadde uno, cadde il secondo, poi il terzo, ed ecco il quarto. Bradbury non ci credeva, spinse sui pattini e tagliò il traguardo per primo. Mani al cielo, oro al collo.
L’INFORTUNIO NEGLI ANNI NOVANTA. La sua storia è diventata così un’ironica sintesi ed esaltazione del colpo di fortuna, uno scherzo del destino a insegnare che nello sport bisogna crederci sempre, fino all’ultimo metro. Ma al di là delle battute, c’è un Bradbury che in pochi conoscono. È quello che a metà anni Novanta era considerato un astro nascente di questo sport, bronzo a Lillehammer nel ’94. Poco dopo però, tutte le sue speranze si spezzarono sulla lama di Mirko Vuillermin, il pattinatore italiano con cui si scontrò durante una gara: perse quattro litri di sangue Steven, rischiava di morire. Solo dopo diversi anni riuscì a rimettere i pattini e tornare a gareggiare. In un modo o nell’altro, i colpi di fortuna di Salt Lake City hanno ripagato anche quel calvario. Dopo quell’oro, Bradbury ha smesso col pattinaggio con la pancia di chi è sazio dopo una festa a sorpresa. Il successo lo ha reso celebre, e ora gira per l’Australia a fare da motivatore. Incontra giovani atleti, viene invitato alle feste aziendali, presenta party e cerimonie. È un personaggio buffo e istrionico, e a tutti racconta di come si può uscire da un infortunio e tornare a vincere alle Olimpiadi. Divertendo mezzo mondo.
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