Sposi yankee,sposi finti

Il grafico della settimana

Si fossero sposati negli Stati Uniti, Claudia Pandolfi e Massimiliano Virgilii, carnefice e vittima della storiaccia estiva che ha disgustato gli ingenui e allo stesso tempo provocato una vasta ondata di paraculismo, potrebbero sentirsi sicuri dell’annullamento canonico del loro matrimonio religioso. La patria di John Kennedy e Martin L. King infatti, ospita i tribunali ecclesiastici più di manica larga di tutto il mondo in materia di nullità matrimoniali: negli USA vengono dichiarati nulli ben 40mila matrimoni all’anno, pari al 70 per cento di tutti gli annullamenti dell’orbe cattolico (57.218 nel 1997). Il “caso americano” è tanto più clamoroso in quanto testimonia una discrepanza di valutazioni fra tribunali canonici che, all’interno di una Chiesa che si vorrebbe una ed universale come quella cattolica, riesce difficile accettare: mentre negli Stati Uniti gli annullamenti equivalgono al 14,45 per cento di tutti i matrimoni contratti da cattolici, nel confinante Messico sono appena lo 0,2 per cento! A livello mondiale, Stati Uniti inclusi, gli annullamenti rappresentano l’1,61 per cento di tutti i matrimoni (se escludiamo gli USA, la media scende allo 0,52 per cento). Qualche anno fa Giovanni Paolo II diede una lavata di capo ai giudici ecclesiastici americani per la loro propensione a sciogliere i vincoli nuziali contestati. Ma l’intervento non ha sortito nessun effetto: la Sacra Rota yankee continua a mostrarsi assai permissiva, in linea col costume americano in materia di matrimonio. Col loro tasso di annullamenti stratosferico gli USA rappresentano indubbiamente un caso a parte, ma oscillazioni piuttosto importanti si possono notare anche nel raffronto fra altri paesi: in Europa l’incidenza degli annullamenti sul totale dei matrimoni religiosi varia dallo 0,07 per cento del Portogallo al 6,04 per cento della Gran Bretagna. Paesi confinanti, come per esempio Romania e Ucraina, possono registrare tassi radicalmente diversi: 0,09 per cento contro 2,33 rispettivamente. Ma la grande imputata per gli annullamenti facili è senz’altro la cultura anglosassone; si dà il caso che tutti i paesi del mondo con tassi superiori al 3 per cento parlino inglese: oltre che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna si registrano medie da capogiro in Nuova Zelanda (8,03 per cento), Canada (7,60) e Australia (3,59). Morale della storia: la Chiesa cattolica è una, il diritto canonico è uno, ma i giudici e i tribunali sono tanti, e fanno un po’ di testa di loro. Così càpita che in Africa e Asia, dove spesso i matrimoni sono combinati e quindi facilmente potrebbero incorrere nella nullità, gli annullamenti sono in realtà pochissimi; mentre nel mondo anglosassone, dove è massimamente valorizzata la libera scelta dell’individuo e quindi il legame matrimoniale dovrebbe rispecchiare la volontà di chi lo ha contratto, gli annullamenti fioccano. I conti non tornano.

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