A SPINA STACCATA REP.IT CHIEDE: «E’ GIUSTO FARLA VIVERE?»

In questi giorni è in corso in Angola, nella provincia di Uige, una epidemia di febbre emorragica causata da Virus Marburg. Ad oggi sono stati segnalati 102 casi, 95 di questi fatali. La maggior parte delle persone interessate sono bambini sotto i 5 anni di età. Tra gli individui colpiti vi è una pediatra italiana, purtroppo deceduta, che si è presa cura dei bambini interessati dalla malattia. La vicenda della pediatra italiana mi colpisce perché fa riemergere un aspetto, oggi negato, della professione medica: la cura dei malati richiede una dedizione assoluta e totale. C’è un brano tratto dal libro di Giancarlo Cesana, Il Ministero della Salute, che descrive come questo atteggiamento era vissuto nel Medioevo: «Per la prima volta nella storia umana gli ammalati non furono uomini e donne da allontanare o da evitare, ma da assistere. L’impossibilità di controllare le infezioni implicava un rischio mortale che venne accettato per la consapevolezza cristiana che la morte e il limite fisico, così imponente nella malattia, non erano le ultime parole nella vita». Oggi, in Angola, riaccade questo.
Paolo Bonfanti, via internet

Il Corriere della Sera di lunedì 21 marzo è un involontario, ma istruttivo, botta e risposta tra Lazzati e don Giussani. In prima pagina e poi all’interno Alberto Melloni: “Quando la Chiesa voleva chiudere la Cattolica” (titolo). “Ma il rettore Lazzati riuscì a salvarla” (sommario). Vi si legge tra l’altro: «Dall’altro lato però, Lazzati è pressato dal militantismo dei ragazzi di don Luigi Giussani, nei quali aveva individuato fin dal 1966 una “forma di vero integrismo proclamato necessario nel momento educativo, ma destinato necessariamente a rimanere tale anche per l’insufficiente spazio dato, con il crescere dell’età dei suoi membri, al momento critico giustamente inteso, indispensabile al formarsi di una autentica personalità umana e cristiana”». Nel dorso milanese, pagina 53, trovi una bella rubrica in cui viene riportato un brano tratto da Il Rischio educativo di don Giussani. Vi si legge, tra l’altro: «La vera educazione, terza cosa importante, deve essere un’educazione alla critica. Il bambino può ripetere: “L’ha detto la signora maestra, l’ha detto la mamma”. Perché? Perché, per natura, chi ama il bambino mette nel suo sacco quello che di meglio ha vissuto nella vita, quello che di meglio ha scelto nella vita. Ma, a un certo punto, la natura dà al bambino l’istinto di prendere il sacco e di metterselo davanti agli occhi (in greco si dice pro-bàllo, da cui deriva l’italiano “problema”). Deve dunque diventare problema quello che ci hanno detto! Se non diventa problema, non diventerà mai maturo e lo si abbandonerà irrazionalmente o lo si terrà irrazionalmente. Portato il sacco davanti agli occhi, ci si rovista dentro. Sempre in greco, questo “rovistarci dentro” si dice Krinein, Krìsis, da cui deriva “critica”. La critica, perciò, consiste nel rendersi ragione delle cose, non ha un senso necessariamente negativo». Bella coincidenza, no?
Emiliano Ronzoni, Carate Brianza (Mi)
A uno verrebbe da dire che fatte le pentole il diavolo si dimentica poi i coperchi. Per fortuna il Corriere è un angelo, nelle mani di due buoni terzini.

A quelli che sfilano contro la pena di morte, ma poi sono favorevoli all’aborto e all’eutanasia e che, come Margherita Hack, dicono che Terri Schiavo va soppressa in quanto vegetale, vorrei chiedere: perché protestano quando si tagliano gli alberi in Amazzonia, dato che anch’essi sono vegetali?
Natalino Russo Seminara, via internet
Notevole l’interrogativo-sondaggio su Terri della Repubblica versione online, che a spina nutrizionale staccata e a due passi dall’agonia, domanda ai suoi lettori: «è giusto farla vivere?».

Cosa mi dice della posizione pro-eutanasia assunta da Berlusconi su suggerimento del “tempista” Gianni Baget Bozzo?
Nicola Orsi, Mariano Comense
Berlusconi non ha gli attributi di Bush, che è un presidente non un amministratore del “sentire comune” che va dove tirano i sondaggi. Don Gianni è magnifico, ma il suo giudizio sulla questione non rappresenta la linea di questo giornale. Don Gianni lo sa e ha avuto la grande delicatezza di parlarne con Vanity Fair e il Corriere della Sera. .

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