Sotto il segno del pericolo

La vita di don Vincent Nagle, nato in una comunità hippy, ha dovuto attraversare gli Stati Uniti con 50 dollari in tasca per imparare che i rapporti vanno messi a repentaglio. Solo così si scopre «l’unica speranza che non muore»

Vincent Nagle aveva 17 anni ed era furibondo, «così in preda alla collera balzata fuori da me da essere scandalizzato di me stesso. Fu allora che alzai un muro tra me e la mia ragazza». Come aveva potuto prenderla per i polsi con tanta irruenza? Proprio lui, cresciuto in una comune di figli dei fiori in una foresta della California da sua sorella più grande, lesbica, buddista, in lotta per la liberazione femminista? «Lei credeva che tutti i guai del mondo derivassero dall’essere maschio e le differenze di genere fossero solo sociali, io credevo a lei perché dei sette fratelli ero il suo prediletto. Solo anni dopo, io già prete, lei sposata con la sua amante, smettemmo di sacrificare la verità al quieto vivere del nostro rapporto. Ma questa è un’altra storia: allora ero solo un ragazzo di 17 anni messo alla prova dalla sua ragazza. Che dopo una festa a base di canne dall’altra parte della contea aveva deciso con un’amica di tornare a casa. In piena not...

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