Somalia, Onu: disastro umanitario, 400 mila persone stipate a Dadaab

Pubblichiamo in anteprima la notizia, che uscirà sull'Osservatore Romano domani, della Somalia, dove si sta consumando il più grave disastro umanitario al mondo. Lo ha dichiarato ieri l’alto commissario dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) António Guterres dopo aver visitato i campi profughi di Dadaab in Kenya

(Osservatore Romano) – In Somalia si consuma il più grave disastro umanitario in atto nel mondo. Lo ha dichiarato ieri il responsabile dell’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), António Guterres, dopo aver visitato i campi profughi di Dadaab, in Kenya, vicino al confine con la Somalia. A Dadaab, il più grande complesso di campi profughi al mondo, ci sono ormai quasi quattrocentomila persone, molte di più di quante le strutture allestite possano ospitarne, e ne continuano ad arrivare migliaia ogni giorno.

Guterres ha parlato di una situazione ormai disperata. I dati dell’Unhcr relativi alle ultime settimane parlano di 1.700 arrivi giornalieri di somali in fuga dalla devastante siccità che ha colpito il Corno d’Africa e soprattutto la Somalia, dove si somma alle devastazioni di una guerra civile che si protrae da un ventennio e della quale non s’intravede ancora la fine. I profughi arrivano in Kenya dopo settimane di cammino e il tasso di mortalità a Dadaab è molto alto a causa del cibo insufficiente. I tassi di malnutrizione sono allarmanti tra i nuovi arrivi e soprattutto tra i bambini. Molte madri hanno riferito al personale dell’Unhcr e delle organizzazioni umanitarie, che operano nei campi profughi, della perdita dei loro bambini durante l’estenuante viaggio.

Una simile situazione si registra anche tra i profughi somali che si dirigono in Etiopia, anch’essi incontrati nei giorni scorsi da Guterres. Dall’inizio dell’anno in Etiopia sono arrivati circa 54 mila somali, per l’ottanta per cento donne e bambini. La metà di questi ultimi sono malnutriti in modo grave. Tra i piccoli profughi, già indeboliti, l’incidenza delle malattie è la più alta registrata oggi in tutto il mondo.

La Somalia, a causa della concomitanza con la guerra, è il Paese del Corno d’Africa dove le conseguenze della siccità in atto sono più devastanti. Ma la situazione è drammatica nell’intera regione, dal Kenya all’Etiopia, a Gibuti, alla Tanzania. Secondo le agenzie dell’Onu, oltre due milioni di bambini del Corno d’Africa risultano malnutriti e bisognosi di urgenti aiuti salvavita. Mezzo milione di questi bambini si trova ad affrontare un imminente pericolo di vita, con conseguenze durature per lo sviluppo fisico e mentale.

Più in generale, si stima che dieci milioni di persone abbiano bisogno di assistenza umanitaria immediata, quasi il doppio di quelli che le diverse agenzie dell’Onu, a partire dal Programma alimentare mondiale (Pam) riescono al momento ad aiutare. La crisi è la peggiore degli ultimi cinquant’anni pur in una regione che ha purtroppo familiarità con la siccità. Il prolungarsi di quest’ultima e il massiccio aumento dei prezzi dei generi alimentari stanno peggiorando le condizioni di molte famiglie. Anche in questo caso, la condizione peggiore è quella della Somalia, dove necessita di aiuto almeno un terzo della popolazione, senza considerare i rifugiati all’estero.

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