Sogno di una notte di mezzo autunno: Andreotti sul Colle, Cossiga a Palazzo Chigi

Terrazze romane di Francesco Damato

Sogno di una notte di mezzo autunno in una Roma giubilare. Ciampi si dimette improvvisamente da presidente della Repubblica per sottrarsi alla pratica, che gli potrebbe prima o poi arrivare sulla scrivania, della grazia a Bettino Craxi. A ispirarlo è il Cossiga del 1992, che lasciò il Quirinale con un anticipo sia pure minore per evitare di fare tornare a Palazzo Chigi un Craxi ormai nel mirino della Procura di Milano. Violante non può sottrarsi, dopo le dimissioni di Ciampi, all’obbligo costituzionale di convocare in seduta congiunta le Camere, che a maggioranza ristretta, trasversale fra Polo e Ulivo, eleggono a capo dello Stato il pluriassolto Andreotti. Il quale trasforma in pillole di viagra politico le sentenze che lo hanno scagionato a Perugia dall’accusa di avere nientemeno ordinato il delitto Pecorelli e a Palermo da quella di essere stato una specie di braccio destro della mafia. Da sospetto suggeritore dei processi andreottiani Violante diventa, per generosa scelta del nuovo capo dello Stato, senatore a vita. Cossiga invece viene nominato presidente del Consiglio, con l’incarico esplicito di promuovere finalmente, con o senza l’aiuto di una commissione di storici, una vera pacificazione nazionale. Ma Cossiga subappalta l’incarico all’amico senatore Alessandro Meluzzi, ritenendo forse non a torto la pacificazione nazionale opera più da psichiatra che da politico.

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