Smaltimento lento

Emergenza rifiuti e discariche. La solita Campania?No, siamo in Puglia. Dove Nichi Vendola fa dietrofrontsul termovalorizzatore. E butta 2 milioni di euro

Cassonetti stracolmi, rifiuti per strada e tonnellate di ecoballe. È il triste ecosistema di una Campania che da anni annega nella spazzatura. Il più tetro degli scenari verso cui potrebbe muoversi la Puglia. Ormai da parecchi mesi la provincia di Lecce versa in una situazione che rischia di estendersi a macchia d’olio anche ad altre province limitrofe; con un volume medio dei rifiuti che cresce costantemente e le discariche sul territorio che non riescono a smaltirlo. Eppure lo stato d’emergenza in Puglia si è chiuso formalmente il 31 gennaio scorso, quando il presidente Nichi Vendola ha indotto la presidenza del Consiglio dei ministri a far cessare lo stato di commissariamento e con esso anche l’attribuzione dei relativi poteri straordinari e l’erogazione dei fondi per l’emergenza. A distanza di nove mesi però la situazione appare ancora in alto mare e i rifiuti del bacino di Lecce continuano ad essere smaltiti nelle discariche di Fragagnano e Grottaglie in provincia di Taranto.
Paradossalmente la fine dell’emergenza ha fatto lievitare la quantità di rifiuti spostati da una provincia all’altra, passando dalle cinquanta tonnellate giornaliere di qualche mese fa, alle cinquecento odierne. La gravità della situazione si è palesata in questi giorni attraverso una lettera aperta che il vicepresidente del Consiglio regionale Luciano Mineo (Ds) ha rivolto al presidente della giunta Nichi Vendola e all’assessore all’ambiente Michele Losappi. La preoccupazione espressa da Mineo e dagli amministratori della provincia di Taranto è quella che si avanzi l’ipotesi, visto che i nuovi impianti di smaltimento dei rifiuti entreranno in funzione non prima della fine del 2008, di continuare a smaltire i rifiuti del bacino Lecce per tutto l’anno 2008 a Grottaglie e Fragagnano.
Le difficoltà di questi mesi sono da addebitare al ritardo con cui la nuova amministrazione ha firmato i contratti per la realizzazione degli impianti di smaltimento che avrebbero dovuto chiudere il ciclo dei rifiuti nei dieci bacini della Puglia, così come era previsto dal Piano rifiuti dell’ex presidente Raffaele Fitto.

Tutti contro Vendola
A complicare ulteriormente le cose ci si mette poi la cattiva gestione dell’impianto di biostabilizzazione della Sud Gas di Poggiardo, attivato frettolosamente dal presidente Vendola ed ora al centro delle polemiche. Secondo le autorità sanitarie competenti, infatti, l’impianto non funzionerebbe a dovere costringendo gli operatori a svuotarlo periodicamente e a trasportare i rifiuti nella discarica di Ugento, con notevoli aggravi di costi. Per questo l’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale ha presentato una mozione per chiedere che l’innalzamento dei costi non gravi sulle spalle dei cittadini, visto e considerato che la causa di ritardi ed omissioni ha un solo colpevole: il governo della regione.
Contro il governatore Vendola non affila le armi solo l’opposizione. Il presidente della Provincia di Lecce, il senatore ds Giovanni Pellegrino ha chiesto espressamente la realizzazione di un termovalorizzatore per il Salento, senza il quale il completamento del ciclo dello smaltimento dei rifiuti rimarrebbe irrisolto. Nella realtà la Regione Puglia pagherà quasi due milioni di euro per aver deciso di non realizzare l’impianto. La gara per il bando riguardante la costruzione di un termovalorizzatore a Trani era, infatti, già stata vinta da una società pubblica del Comune, ma il dietrofront del presidente Vendola (motivato dalla necessità di salvaguardare l’interesse pubblico) comporterà il risarcimento milionario per i soggetti coinvolti. Il materiale preparato per il combustibile da termovalorizzare, a detta dell’assessore di Rifondazione, Michele Losappio, verrà bruciato nelle cementerie e nelle centrali elettriche. Peccato che la Commissione Europea abbia già deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Ue proprio perché tale combustibile, usato nelle centrali e nelle cementerie, fuoriesce dalle normative comunitarie e comporta un potenziale rischio per l’ambiente e per la salute dei cittadini.

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