Siria, Assad agita il fantasma degli scontri religiosi contro i ribelli

Dal fine settimana sono già morte 40 persone a Homs, in Siria. Solo oggi la polizia di Assad avrebbe ucciso 10 persone durante un funerale di fianco a una moschea. Nei giorni scorsi ci sono stati scontri tra la maggioranza sunnita, che anima la rivolta, e la minoranza alawita, che comanda e di cui fa parte Assad. Cristiani temono violenze settarie

Le forze di sicurezza siriane avrebbero aperto il fuoco questo pomeriggio contro un gruppo di persone che partecipava a un funerale nella città di Homs, provocando la morte di 10 persone. Secondo la tv araba al-Jazeera, la polizia ha aperto il fuoco nei pressi della moschea Khalid Bin Walid, nel quartiere di al-Khalidiya a Homs.

Le violenze esplose negli ultimi giorni nella città della Siria centrale, fanno temere che la rivolta popolare in corso nel Paese stia degenerando in uno scontro settario che ricorda le tensioni che hanno a lungo destabilizzato l’Iraq e il Libano. E’ l’analisi del Washington Post, che ricostruisce i fatti degli ultimi giorni a Homs, dove dal fine settimana sono morte almeno una quarantina di persone.

Tra queste almeno nove hanno perso la vita in uno scontro esploso tra la maggioranza sunnita – che anima la rivolta antigovernativa – e la minoranza alawita, a cui appartiene anche il presidente Bashar al-Assad. Il resoconto dei fatti recenti a Homs arriva da testimoni e fonti mediche, secondo i quali gli ultimi attriti sono esplosi venerdì, quando un gruppo di alawiti si è radunato di fronte a una moschea sunnita, scandendo slogan provocatori. I sunniti hanno reagito rapendo tre giovani esponenti delle minoranza alawita, i cui corpi sono stati ritrovati crivellati di colpi. Da qui un’escalation di violenza costata la vita a nove persone, tra cui una 27enne alawita colpita da un proiettile mentre usciva di casa. «Siamo sulla soglia di una guerra civile», ha detto un imprenditore locale di fede cristiana, a condizione di anonimato.

L’uomo ha spiegato che in un primo momento sosteneva la rivolta, ma di essere passato dalla parte del governo quando ha avuto l’impressione che le proteste fossero per molti un modo per reprimere le minoranze religiose. Il terrore serpeggia anche tra i sunniti. «L’atmosfera a Homs è tremenda – ha detto uno di loro. Qui si teme un genocidio e ogni volta preghiamo di sopravvivere fino al giorno dopo». Secondo gli attivisti, è in realtà il regime ad agitare i fantasmi della violenze settarie per giustificare la sua brutale repressione e far sì che i paesi occidentali non riconoscano il loro pieno sostegno ai rivoltosi. «I giochi e le pratiche sporche del regime per incitare alle violenze settarie e per dividere i cittadini di Homs non funzionano – ha commentato di recente il Comitato di coordinamento locale, uno dei gruppi di attivisti meglio organizzati. Ribadiamo la natura pacifica della rivoluzione».

Ma in tanti sono convinti che i gruppi di coordinamento dei rivoltosi non abbiano il pieno controllo delle proteste, a Homs come in altre città. Tanto che su Facebook è stato fondato un gruppo, chiamato “Homs Revolution” che conta circa duemila iscritti, molti dei quali pubblicano messaggi offensivi nei confronti degli alawiti.

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