Silvio Forever: l’autobiografia non autorizzata (e non schierata) del marchio Silvio Berlusconi

Esce il 25 marzo Silvio Forever, diretto da Roberto Faenza e Filippo Macelloni, con Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo alla sceneggiatura. Il film è un montaggio di filmati di repertorio e dichiarazioni del Premier, senza alcun particolare punto di vista: perché in Italia Silvio Berlusconi, che se ne parli bene o male, è il solo marchio in cima alle vendite

Venerdi 25 marzo in 102 sale italiane esce Silvio Forever, autobiografia del premier diretta da Roberto Faenza e Filippo Macelloni e sceneggiata da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Il film è in realtà un montaggio di apparizioni, dichiarazioni, filmati di repertorio del presidente del Consiglio dalla sua nascita sino ai giorni nostri, la tristemente famosa epoca del Bunga Bunga. Questa mattina i maggiori quotidiani di destra e di sinistra, da Libero a Il Giornale, da Il Manifesto a L’Unità, si sono lasciati andare ai primi commenti, dopo aver assistito all’anteprima e alla seguente conferenza stampa del film. E – stupore – sono tutti concordi almeno su un punto: questo film non accusa nessuno anzi, a volerla dire tutta, Silvio Berlusconi ne esce vincitore. Le immagini che scorrono raccontano l’ascesa di un uomo, prima figlio, poi fratello, nato povero ma con tante idee che lo portano in breve tempo a diventare un imprenditore di successo e un politico amatissimo e odiatissimo.

Agiografia di un uomo che dal 1994 a oggi monopolizza l’attenzione politica e non solo del nostro Paese. Nessun commento, nessuna critica, nessuna presa per i fondelli, il film si limita a proporre immagini e audio originali del premier, fatta eccezione per alcune incursioni di Neri Marcorè come voce narrante e imitante (un po’ fastidiosa a essere sinceri). Stella e Rizzo, a chi li accusa di essere stati troppo “morbidi” rispondono rivendicando le loro intenzioni, mostrare Silvio per quello che è, lasciando poi agli elettori/spettatori il diritto di interpretazione. Come a dire, questi è l’uomo, nudo e crudo, spetta a voi decidere da che parte stare. Ma la verità è che le parole, i gesti, i sorrisi di Berlusconi bastano a loro stessi, non hanno alcun bisogno di commenti, puntualizzazioni o prese di posizione. E non solo al cinema: la satira televisiva e teatrale, i giornalisti, i talk show, fagocitano avidamente tutto ciò che Berlusconi fa, le sue barzellette, le sue movenze, i suoi discorsi, le sue affermazioni politiche, le sue serate ad Arcore e accaparrandosi tutta la materia prima – vastissima – che si trovano gratuitamente tra le mani, ora santificano, ora urlano allo scandalo.

Per farvi un’idea provate questo esperimento semplicissimo: digitate sul sito di LaFeltrinelli, Amazon o Hoepli o qualsiasi libreria che vi permetta di sfogliare nel suo catalogo il nome Silvio Berlusconi. Nella migliore delle ipotesi vi si pareranno davanti 300 titoli. Non importa quale sia la casa editrice, la copertina quasi sempre reca il nome di Silvio B. e sotto una sua fotografia, sia che sia un libro “di amici” o che sia un libro scritto da intellettuali di sinistra. Perché Silvio è un marchio che vende, che lo si ami o lo si odi, è sufficiente il suo nome e cognome, al massimo il sorriso, perché l’attenzione si sposti immediatamente su di lui. Agli addetti ai lavori non serve altro, se non ricopiare come amanuensi stanchi il suo Verbo, senza bisogno di alcun stravolgimento: lettori, spettatori ed elettori sono in agguato, pronti a fiondarsi veloci come api sul miele.

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