Sfiducia a Sandro Bondi, vincerà il no con 315 voti

Si voterà oggi alle 16. La mozione dovrebbe essere respinta con 315 voti contrari e 306 favorevoli. Molti assenti previsti tra le file di Pd, Fli, Udc e Mpa. Intanto, ricomincia la noiosa storia della casa di Montecarlo per slegare Fini da Casini e farlo dimettere da presidente della Camera, come disse lui stesso: «Se sarà provato, mi dimetterò». Guai anche in casa Pd: le idee di Veltroni vengono criticate dal responsabile economico del partito

Oggi si vota alla Camera alle 16.00 la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni per far dimettere il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. I numeri dicono che la mozione dovrebbe essere respinta. Alcuni parlamentari dell’Udc saranno, infatti, in Europa per partecipare al dibattito e poi votare giovedì contro le persecuzioni dei cristiani, altri (tra cui Pezzotta) sono malati.

Assenze anche nel Pd (Rossomando, Mogherini e Fedi), in Fli
(dove Luca Barbareschi, titubante se votare contro Bondi, è dato per assente “non giustificato”, mentre non ci saranno sicuramente Giulia Cosenza e la neomamma Giulia Bongiorno). Anche nell’Mpa si registrano malumori e pare che Ferdinando Latteri sia indeciso sul da farsi, così come Paolo Guzzanti, contrario «all’accanimento ad personam». Il pallottoliere dice dunque: 315 a 306 per la maggioranza.

Secondo voci di palazzo, Bondi poi si sentirebbe libero di lasciare il suo incarico
e tornare a fare il coordinatore del Pdl a tempo pieno. 

Torna alla ribalta la (noiosa) storia della casa di Montecarlo. Secondo i giornali di centrodestra – che hanno ricominciato a “picchiare” sul caso – sono in arrivo da Santa Lucia le carte che proverebbero che Giancarlo Tulliani, cognato di Fini, è il proprietario dell’immobile.

Così fosse, dicono nel Pdl, Giancarlo Fini dovrebbe dimettersi
(lo disse lui stesso: «Se sarà provato, mi dimetterò»). Chiara la strategia dei berlusconiani: colpire Fini per slegarlo da Casini e spostare l’attenzione mediatica dal caso Ruby al caso Montecarlo. 
In realtà, Fini dovrebbe dimettersi perché incapace di garantire una posizione super partes che il suo ruolo gli impone, non per questi presunti scandali immobiliari.



Una segnalazione. Oggi il Foglio pubblica un testo riservato firmato
dal responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, che fa le pulci al recente discorso di Walter Veltroni al Lingotto. In esso, Fassina mette alla berlina le idee veltroniane in materia economica bollandole come inconsistenti. Interessante anche un passaggio contro «qualche autorevole quotidiano che è convinto di poter tornare ad eterodirigere il Pd» (leggi Repubblica).

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