Se perfino il buon senso diventa roba da campioni

Scusate, amo Gigi Buffon, ma che ha detto? In un paese normale neanche ce ne saremmo accorti, non ci avrebbe fatto impressione

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Un paese normale. Forse pretendo troppo. Un paese dove non debba vedere un tale beatificato in tv perché non vuole il vitalizio da consigliere regionale e, in studio, un plotone di giornalisti e politici variamente assortiti lo applaude. Il tale ha fatto un bel gesto, bene, bravo, bis, ma sono stanco di questo andazzo, ve lo dico per l’ultima volta: non è non pagando chi fa politica che risolveremo i problemi dell’Italia. Anzi dovremmo pagarli pure di più, purché facciano bene il loro mestiere. Un paese dove, tra qualche anno, io non debba risentire parlare dell’espulsione di Acquah nel derby di Torino mentre invece l’oblio avvolgerà i cialtroni che hanno appeso i manichini a Roma, «per goliardia». Un paese dove il quotidiano non debba per forza diventare eroico ma sia semplicemente normale. Dove un portiere di calcio che dice alcune frasi di buon senso non venga celebrato come un profeta biblico in tempi cupi, in cui ogni speranza è lasciata fuori dalla porta, o voi ch’entrate.

Scusate, amo Gigi Buffon, ma che ha detto? Che quelli che insultano i morti di Superga andando a scrivere sui muri frasi oscene o quelli che esaltano i tifosi del Liverpool perché hanno ammazzato 39 persone, sono dei mentecatti. Anche per lui applausi, celebrazioni, certo. Ma in un paese normale neanche ce ne saremmo accorti, non ci avrebbe fatto impressione che un giocatore di una squadra rispetti quelli dell’altra, morti o vivi che siano. In un paese normale non si discuterebbe di vitalizi, di arbitri, di falli, di moviole, di vaccini, di onlus più o meno truffaldine. In un paese normale non succederebbe, ma io mi accontenterei di un paese così, così. Forse anche questo è troppo.

Foto Ansa

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