Se non sei liberal…

... ti tirano le pietre. Un commissario designato affonda sotto i colpi di un eurotribunale speciale, che attacca il cattolico per far naufragare l’intera Commissione. Cronaca di un (n)euroagguato

La puzza di epurazione si sentiva distintamente già il 7 ottobre, mentre il presidente del Parlamento europeo, il socialista spagnolo Josep Borrell, confidava ad una emittente radiofonica francese che non avrebbe mai voluto avere un ministro della Giustizia come Rocco Buttiglione, «che pensa che l’omosessualità sia peccato, che la donna debba restare a casa, fare dei figli sotto la protezione del marito. Sono parole scioccanti per me. È il meno che io possa dire». Buttiglione, designato commissario alla Giustizia, alle libertà e alla sicurezza dal neo-presidente della Commissione europea José Manuel Durão Barroso, era stato appena ascoltato dalla commissione per le Libertà civili dell’Europarlamen-to. Quest’ultima, che annovera tanti italiani tra i quali anche alcuni veri esperti di epurazione come i discriminatissimi Michele Santoro e Lilli Gruber, avrebbe dovuto elaborare il suo parere non vincolante sulla nomina di Buttiglione il lunedì successivo, 11 ottobre. Non che nessuno se l’aspettasse, ma a quel punto le dichiarazioni di Borrell sembravano proprio voler rovinare la sorpresa. E così è stato.

ROCCO E I SUOI CONCETTI
Infatti l’11 ottobre – tadà! – Buttiglione è stato bocciato. Il giorno dopo, su richiesta del vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro (Fi), Il Velino ha voluto ricostruire il caso, perché, spiega un’agenzia trasmessa il 12 ottobre, «le versioni inglese e francese dell’audizione di Rocco Buttiglione potrebbero indebitamente influenzare chi vuole farsi un’idea oggettiva». Le due versioni che sono circolate nell’intranet dell’Europarlamento, in effetti, non corrispondevano esattamente alle parole pronunciate dal commissario designato, soprattutto in corrispondenza dei passaggi chiave dell’omosessualità e del matrimonio. Niente di che, per carità, solo piccole sviste. Che però diventano strafalcioni quando in ballo c’è proprio l’esprit de finesse di un filosofo cattolico alle prese con le libertà civili della liberale Europa. A proposito dell’omosessualità, nelle traduzioni, erano riportate queste parole: «Il signor Buttiglione ha citato Immanuel Kant dicendo che “c’è una chiara distinzione tra morale e legge”. Egli ha poi proseguito dicendo che lui “può pensare che l’omosessualità sia un peccato”, ma sottoscrive pienamente il testo finale della Carta europea dei diritti fondamentali ed è “intenzionato a difenderla”». Mentre Buttiglione in realtà aveva detto: «Vorrei ricordare un filosofo, Immanuel Kant, che ha fatto una distinzione chiara tra la moralità e la legge. Molte cose che gli uomini considerano essere immorali non dovrebbero essere proibite. Quando si fa politica non si deve rinunciare al diritto di avere le proprie convinzioni morali, quindi posso pensare che l’omosessualità sia un peccato, ma questo non ha nessun effetto in politica. Altro sarebbe se dicessi che l’omosessualità è un crimine. Allo stesso modo, Lei può pensare che io sia un peccatore in molte cose della vita, senza che questo abbia un effetto sulla nostra relazione in quanto cittadini. Considero inadeguato pretendere che tutti siano d’accordo sulle questioni morali. Possiamo costruire una comunità di cittadini anche se su alcune questioni morali non siamo d’accordo. Il problema è quello della non-discriminazione, lo Stato non ha nessun diritto di ficcare il naso in queste cose. Nessuno può essere discriminato in base al suo orientamento sessuale. Questo è scritto nella carta dei diritti fondamentali e nella Costituzione, che intendo difendere». Al lettore il compito di trovare le centomila microscopiche differenze. La più macroscopica, però, ve la suggeriamo noi: a qualcuno è sfuggito che per Buttiglione «nessuno può essere discriminato in base al suo orientamento sessuale». Strana coincidenza se si considera che la commissione dei telediscriminati doveva indagare proprio sulle eventuali intenzioni discriminatorie dell’imputato…

COME SI ROVESCIA UNA FRITTATA
Ma non è finita. Anche riguardo alla controversa questione del matrimonio (e, quindi, dell’unione tra individui dello stesso sesso) le traduzioni risultavano a dir poco grossolane: «Il signor Buttiglione ha detto che la sua visione del matrimonio è “nota” ed è “quella tradizionale”. Ha anche detto che “una donna ha il diritto di avere figli e di avere la protezione di un uomo” ma che “questa è una questione filosofica”». Nel suo reale intervento, invece, Buttiglione aveva specificato che la questione del matrimonio non avrebbe avuto niente a che fare con il suo mandato, dato che l’Unione non ha competenza in materia. Di questo passaggio, però, nelle traduzioni non vi era alcuna traccia: «La mia opinione personale sul matrimonio è conosciuta. L’origine della parola “matrimonio” proviene dal latino, e significa la protezione della madre. Quindi si tratta di permettere alla donna di procreare e di avere la protezione di un uomo. Questa è la visione tradizionale ed è quella che difendo. Tuttavia, non penso che sia una questione rilevante, in quanto la definizione del matrimonio è di competenza degli Stati membri. Dunque, che io la pensi così o in un altro modo non ha nessun impatto pratico. Sottolineo che questa opinione è condivisa da 22 dei 25 stati membri. (…) Questa è quindi una questione filosofica e non politica».
Quisquilie, d’accordo. Magari si tratta solo di distrazioni involontarie. Eppure la sensazione è che, in realtà, questa volta l’esemplare politically correct dei liberal europei abbia fatto cilecca, se non un’eccezione.
In verità, la campagna contro la nomina di Rocco Buttiglione, orchestrata dai Radicali, è cominciata ben prima dell’audizione del (quasi) ex futuro commissario, ed essa stessa odorava già di anticlericalismo mascherato da grande ideale e condito con numerosi ingredienti. Nonostante Marco Pannella avesse ribadito più volte che «non si tratta di pregiudiziali ideologiche, né di un problema di “legittimità”, quanto piuttosto della opportunità – ripeto: della opportunità – di una scelta di tale tipo», il 14 ottobre, perfino Paolo Mieli, dalla rubrica delle lettere sul Corriere della Sera, ha confessato di sospettare che la bocciatura di Buttiglione sia frutto di una persecuzione ipocrita: «Mi stupisco che in un’occasione del genere il leader radicale Marco Pannella abbia avvertito la necessità di chiamare in causa le vicende giudiziarie di un collaboratore di Buttiglione (tal Catone) dimostrando in questo modo di non essere sufficientemente convinto di ciò che aveva da dire sul merito della questione. Allo stesso modo trasecolo al cospetto delle dichiarazioni di molti avversari politici dell’illustre “bocciato” che dichiarano esser stati Mario Monti ed Emma Bonino migliori commissari di quanto lo sarà Buttiglione. Che c’entra? E mi spiace, davvero, aver dovuto leggere in un’occasione del genere ironie fuori luogo nei confronti di un personaggio ostracizzato per aver detto liberamente quel che pensa badando bene a tenere tutto ciò distinto da quel che sarebbe andato a fare nel suo nuovo incarico. Possibile che nessuno o quasi abbia saputo riconoscere la fragilità di queste reazioni?». È possibile, sì. Infatti, mentre alcuni politici e illustri intellettuali laici non solo italiani (le cui citazioni più efficaci riportiamo nei box qui sotto), dalla bocciatura di Buttiglione in poi, abbiano continuato a lanciare allarmi per la preoccupante aria da caccia alle streghe che ha rinfrescato l’Europa, gli inquisitori del filosofo cattolico sghignazzavano trionfanti.

QUELL’ARIETTA INQUISITORIA
E c’è chi subito s’è messo a seppellire Buttiglione di paroloni e battutacce. «Conosco Buttiglione da quando era in commissione Libertà civili – ha detto Martin Schulz, capogruppo dei socialisti europei, il 14 ottobre – e so che sarebbe difficile collaborare con lui». Non è forse discriminazione questa? No, è una questione di progresso: «Come socialisti riteniamo che non sia possibile creare una società del XXI secolo con i valori del XIX». Appunto. Ma quella di Ignasi Guardans dei Democratici e liberali per l’Europa è ancora meglio: «Non si tratta di disprezzare le credenze personali di nessuno, però… non possiamo approvare nessuno che vuole mandare gli omosessuali all’inferno, le donne in cucina e i rifugiati nei campi di internamento». Alla faccia dell’attenzione al diverso. Vittorio Agnoletto (Prc) ha definito Buttiglione «l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato, al momento sbagliato». Michele Santoro invece lo ha apostrofato così: «Reticente sulla concentrazione dei media e imbarazzante quando ha affrontato il tema dell’omosessualità». Lapo Pistelli della Margherita, poi, ha spiegato che Buttiglione è stato bocciato perché non sa parlare «la lingua che si parla in Europa e che l’Europa vuol sentire da lui oggi e nei prossimi cinque anni». Però è stato Marco Rizzo a svelare il vero significato del voto della commissione Libertà sociali. «Dopo i no avuti da Bruxelles – ha detto l’eurodeputato del Pdci – non una parola di autocritica, non un ripensamento sulle sue affermazioni che denotano una visione ideologica della realtà. Non solo Buttiglione ribadisce la sua visione del mondo, ma si stupisce delle critiche ricevute, prendendole come lesa maestà e denotando una certa protervia. Da ciò si evince che Buttiglione ha una strana concezione della democrazia». Senti chi parla.
Ancora dubbi sul motivo della bocciatura di Buttiglione? Lui non ne ha avuti più, ed ha tentato anche una mezza abiura, chiedendo scusa (tramite lettera) al Parlamento europeo per i termini utilizzati parlando di donne ed omosessuali, seppur restando dell’idea che non si prostituisce la propria coscienza per un posto da commissario. Ma evidentemente la trappola era più complessa. E un altro elemento lo ha tirato fuori il socialista portoghese Antonio Costa: «Il commissario alla Giustizia non può venire dal governo Berlusconi».

L’UNICO BUTTIGLIONE BUONO…
Intanto sono trascorsi i giorni e si è avvicinata la data del voto parlamentare, questa volta vincolante, sull’intera commissione Barroso, e Buttiglione non ha mai accennato a ritirarsi. Perciò s’è alzata la posta in gioco: se non la testa di Buttiglione, che muoiano Barroso e Buttiglione con tutti i commissari. E in preparazione dell’esecuzione, prevista per il 27 ottobre, s’è visto di tutto, perfino Pannella che s’inventa un vero e proprio complotto mondiale contro la modernità ordito da Usa, Vaticano, Italia e Portogallo, e che spedisce le sue rivelazioni, nero su bianco, a tutti i membri dell’Europarlamento (si tratta di una lettera datata 25 ottobre, carta canta purtroppo).
Morale della favola, gli illustri laici che usmavano l’epurazione anticattolica dietro il caso Buttiglione non li ha ascoltati nessuno; e Barroso s’è visto il Parlamento europeo mostrargli i muscoli in faccia e minacciare di votare per davvero la sfiducia alla sua Commissione (la prima nella storia dell’Unione). Perciò Barroso il 27 ottobre ha deciso di ritirare la sua squadra promettendo un rimpasto ed ottenendo in questo modo il rinvio del voto.
E fra un Antonio Di Pietro che esulta con un «chi è frutto (sic!) del suo mal, pianga se stesso», e un Buttiglione che invece viene sostituito, ci sono minoranze in Europa che ormai possono solo sperare nel ritorno del prode Saladino.

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