Scordammoce o’ passato

Com’è che la documentata memoria storica degli sterminii di massa compiuti dal comunismo non interessa a nessuno? Il pessimismo di Bukovski e la lezione della Vasil’eva

Il puro ricordo può condurre a uno sconsolato pessimismo. Al convegno di Roma lo ha documentato Vladimir Bukovski. È stato uno dei grandi dissidenti; ha appena pubblicato un volume di documenti (da lui segretamente riprodotti con uno scanner, quanto faceva parte di una commissione statale di inchiesta) dagli archivi di Mosca. Alcuni di questi documenti sono raggelanti, come quelli con i quali, apponendo semplicemente le proprie iniziali, Stalin autorizzava a raddoppiare il numero di fucilati che una certa provincia doveva “produrre”. “Eppure, dice Bukovski, queste carte non sembrano interessare nessuno. Le offro gratis alle riviste più influenti del mondo, ma nessuno le vuole pubblicare. I direttori si stringono stancamente nelle spalle mormorando ‘E con questo? A chi importa’”. Ol’ga Vasil’eva è una storica di Mosca che si occupa delle vicende della Chiesa ortodossa (suo il recente Russia martire). Nella sua ricerca documentaria è sempre presente l’antico adagio della Chiesa primitiva secondo cui “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. Detto altrimenti: che la memoria non è volta a “fare giustizia”, a cercare i colpevoli, ad accusare, ma a rinvenire le luminose tracce di una umanità e di una fede che, anche sotto il peggior regime di terrore, sanno esprimersi. Così il ricordo si trasfigura in memoria.

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