Non potevamo non sapere

Aggiornate la lista di quelli che, dopo essere stati sputtanati, derisi e messi alla gogna, sono stati prosciolti da ogni accusa. Aggiornate la lista col nome di Paolo Scaroni

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Aggiornate la lista di quelli che, dopo essere stati sputtanati, derisi e messi alla gogna, sono stati prosciolti da ogni accusa. Aggiornate la lista col nome di Paolo Scaroni, ex ad di Eni, che secondo l’accusa aveva brigato in un oscuro (e presunto) giro di bustarelle in Algeria.

Aggiornate la lista di quelli che, dopo essere stati additati come nemici del popolo, secondo il noto e fragilissimo teorema del “non poteva non sapere”, s’è dimostrato che potevano benissimo non sapere, come ha detto il gup Alessandra Clemente all’udienza preliminare.
Aggiornate dunque la lista, perché anche stavolta – un’altra volta – le “prove incontrovertibili”, le intercettazioni, le deduzioni granitiche degli inquirenti si sono dimostrate «insufficienti, contraddittorie o comunque non idonee a sostenere l’accusa in giudizio».

E va bene, torneremo ad aggiornare la lista, segnando il nome di Scaroni sotto quelli di Silvio Scaglia e Mario Rossetti, solo per citare gli ultimi casi eclatanti di manager le cui malefatte sono state annunciate in prima pagina, e la cui innocenza è stata ricordata appena prima del meteo.

Però, dopo aver rinfrescato l’elenco, noi vorremmo cominciare a compilarne uno nuovo, in cui segnare i nomi dei giudici e dei giornalisti che su certe inchieste costruiscono fortune e carriere. Non una vendetta, ma un promemoria. Così la prossima volta non potremo dire che “non potevamo non sapere” che sono sempre gli stessi giudici e che sono sempre gli stessi giornalisti.

Foto Ansa

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