Sblocco debiti p.a., Polillo: «È pronto il provvedimento, lo gireremo al prossimo esecutivo. Se ci sarà»

Il sottosegretario all'economia corregge l'importo (50 miliardi di euro) e dice che se un governo non ci sarà, «sottoporremo subito il testo al presidente della Repubblica per il via libera».

Un doppio pericolo mette a repentaglio lo sblocco del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, dopo le recenti aperture dell’Unione europea. Da un lato, a pesare è una ragione di tipo tecnico, dall’altro una di carattere politico. Il tempo, intanto, corre. A mettere le mani avanti rispetto a facili soluzioni che velocizzino le procedure è il sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo in un’intervista concessa a ItaliaOggi. La ragione tecnica è rappresentata dal nodo legato alla certificazione dei crediti delle imprese verso il Sistema sanitario nazionale, con il rischio connesso di incappare in una procedura di infrazione europea; quella politica, invece, è legata alla grave impasse istituzionale che il paese sta vivendo in questi giorni e alle incognite sulla composizione del nuovo esecutivo, cui potrebbe spettare il compito di portare a buon fine i pagamenti.

CINQUANTA MILIARDI. Polillo, anzitutto, conferma lo schema per cui, con un decreto o altro strumento («Monti non sembra d’accordo» con il decreto), il governo uscente farà in modo che lo stato possa pagare i suoi debiti attraverso lo sblocco del patto di stabilità interno, ma solo «per i comuni virtuosi»; un’operazione, questa, che sarà affiancata da due «tranche» di emissioni di titoli di stato, una nel 2013 e una del 2014. Secondo le ricostruzioni di ieri sulla stampa la prima tranche avrebbe dovuto essere di importo pari a 50 miliardi di euro e la seconda, eventualmente, da 30/40 miliardi. Ma Polillo ha corretto, dicendo all’intervistatore: «Dai nostri calcoli la cifra del debito che lei indica è eccessiva». E ancora: «Complessivamente ci risulta sfiori i 50 miliardi di euro. […] L’amministrazione centrale è indebitata per circa 10 miliardi di euro. Altri 30/40 miliardi riguardano la spesa sanitaria», quella del Sistema sanitario nazionale. Anche se, spiega più avanti Polillo, «il primo problema è avere l’esatta dimensione del debito della p.a.».

IL NODO CERTIFICAZIONE. Per la certificazione dei crediti, passaggio indispensabile per renderli esigibili, sarà utilizzata la procedura in vigore, spiega Polillo; una procedura che, come ricorda l’intervistatore, «finora ha consentito il pagamento di crediti per 6 milioni di euro». L’ostacolo, però, almeno in ambito sanitario, è rappresentato dal fatto che «lo stato centrale non eroga mai risorse alle singole Asl e agli ospedali». Continua il sottosegretario: «Il governo dovrà dimostrare alla Commissione europea che i pagamenti effettuati dalla p.a. alle imprese che operano col Sistema sanitario nazionale siano coincidenti con i trasferimenti che le regioni faranno al Ssn». Detto altrimenti, prosegue il sottosegretario: «Dovremo dimostrare che le somme stanziate siano erogate nella giusta direzione». Anche perché, in passato, è già successo che «trasferimenti effettuati alle regioni per determinati capitoli di spesa sono finiti a finanziare tutt’altro». Il rischio è che, qualora lo stato «non dovesse riuscire a dimostrare che i pagamenti andranno nella giusta destinazione, potremmo incappare in una procedura di infrazione».

INCERTEZZA POLITICA. «Il testo del provvedimento è quasi pronto», conclude Polillo; anche se, «l’immediatezza della sua entrata in vigore dipende dalla crisi politica». Tradotto: «Se ci sarà un nuovo governo subito non faremo altro che girare il testo al prossimo esecutivo», che, se lo vorrà, potrà approvarlo in tempi «immediati». Se un governo non ci sarà, invece, «sottoporremo subito il testo al presidente della Repubblica per il via libera». Nel frattempo, dalle pagine del Sole 24 Ore, si è levata la voce di Confindustrira, che chiede una decisione «tempestiva» già nel prossimo consiglio dei ministri. Anche perché «la posta in gioco è alta: un aumento di quasi 250 mila occupati, un incremento del Pil dell’1%, cioè 16 miliardi, per i primi tre anni, fino ad arrivare all’1,5% nel 2018». Queste le ricadute positive secondo le elaborazioni del suo centro studi.

Exit mobile version