Saranno pure il nuovo, ma i grillini litigano come i vecchi partiti (ed epurano come i partiti vecchissimi)

Fabrizio Biolé, consigliere regionale piemontese, è stato espulso. Così tra carte bollate e metodi politici non esattamente all'insegna della trasparenza, pure nel M5S si bisticcia per il potere

Espulso con una lettera, redatta, come da prassi, dall’avvocato di Beppe Grillo. «Le comunico la decisione di revocare l’autorizzazione all’utilizzo da parte Sua del nome e del marchio del Movimento 5 Stelle di cui egli è esclusivo titolare». È toccato a Fabrizio Biolé, consigliere regionale piemontese. E non è certo il primo a venire allontanato il “non-statuto”, che prevede alcune regole fondamentali. Come stabilito da Grillo, non ci si può candidare per più di due mandati («Ogni candidato non dovrà avere assolto in precedenza più di un mandato elettorale, a livello centrale o locale, a prescindere dalla circoscrizione nella quale presenta la propria candidatura»).
Il meet-up di Cuneo aveva però ottenuto una deroga ufficiale direttamente dallo staff. Un bel problema per il movimenti dei grillini in Piemonte. Biolé ha staccato il telefono, e la sua pagina Facebook è nera, quasi listata a lutto. Piena zeppa di messaggi di sostegno, ma anche di richieste di spiegazione. Anche perché nei giorni scorsi Biolé aveva solidarizzato con la consigliera bolognese Federica Salsi, accusando Grillo e la sua «improvvida critica machista», auspicando che «la caduta di stile sia imputabile alla situazione contingente, generale e del Movimento: liquida e frenetica».

LE REAZIONI SUL WEB. Se c’è chi ha inviato l’ex consigliere a resistere e a cambiare partito, visti i «metodi stalinisti» (così li ha definito Salvatore Grizzanti, segretario dell’associazione radicale Adelaide Aglietta) messi in atto da Grillo, in molti scrivono lo stesso messaggio, in un vero e proprio tam-tam: «Il sottoscritto, essendo un elettore che ha votato Movimento Cinque Stelle, da tempo a conoscenza della situazione, desidererebbe che il suo dipendente Fabrizio Biolé non si dimettesse dalla carica per cui è stato eletto». Qualcuno solleva un problema generale, e si domanda: «Se il M5S punta al bene di tutti, perché il marchio non è registrato a nome del Movimento e quindi di tutti quelli che ne fanno parte? Ed è invece registrato a nome di una persona fisica, che può decidere chi è dentro e chi fuori a colpi di carte bollate?». Certo, le regole devono valere per tutti. Lo pensa Davide Bono, capogruppo in consiglio regionale per il M5S Piemonte. Che getta acqua sul fuoco: «Era cosa risaputa, da fine agosto 2012, essendosi sentito più volte con Beppe Grillo. Non si poteva pIù andare avanti non rispettando una delle tre regole, finendo in pasto ai media un giorno sì e l’altro pure».

INUTILE RECRIMINARE. Quindi? «Purtroppo Fabrizio non aveva ancora dichiarato la sua scelta definitiva; in queste ore giocoforza la prenderà. Spero che lo aiutiate a prendere la migliore per il Piemonte, standogli vicino». E a chi si chiede se allora sia il caso che si dimetta anche chi in passato lo ha erroneamente candidato, risponde che è inutile recriminare «sugli errori fatti nel passato (sia dal M5S che dallo Staff di Grillo). Si tratta ora di andare avanti e capire se Fabrizio vuole continuare ad essere una risorsa per il M5S lasciando il posto al primo dei non eletti, oppure no, mandando a rotoli il lavoro di tre anni. In ogni caso reagiremo e saremo più forti di prima». Potrebbe non trattarsi di un caso isolato: l’Unità ha pubblicato un’indiscrezione su Raffaella Pirini, consigliere comunale a Forlì, che in passato aveva più volte espresso posizioni critiche nei confronti di Grillo e Casaleggio. La diretta interessata, però, non ha confermato né smentito la notizia. Probabile che tutto si farà più chiaro il 14 novembre, quando si terrà  l’assemblea di verifica del mandato dei consiglieri regionali M5S. Vale a dire: Giovanni Favia.

@SirianniChiara

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