Sanremo, il festival dei legnosi

Bloccati i protagonisti del Festival di Sanremo sul palco: Luca e Paolo, Ely e Belen, Morandi e Clerici non dimostrano di essere molto a loro agio. I migliori tra i cantanti sono stati: Vecchioni, La Crus, Tricarico e Van De Sfroos

Festival di Sanremo: pronti, via! Ma qui non parte nessuno! Immobilità e legnosità sono le parole d’ordine.

Legnoso Morandi, bloccato da improvviso panico da palco. Legnose, ma sempre un bel vedere, la Ely e la Belen. Legnosi Luca, Paolo e la loro satira canora sullo “sputtanamento” politico ( Elio, Tanica e Zalone sono proprio di un altro pianeta).
Legnosa la Clerici e il suo concetto di privacy familiare (quando si smetterà di usare i bambini)? Legnoso l’applauso del pubblico pagante, che al contrario di quello della Donna Cannone (De Gregori docet) non ha sottolineato una cippa. Legnosa e spesso disattenta in zona “messaggio pubblicitario”, la regìa. Questo, ahinoi, lo spettacolo di contorno.

Per quanto riguarda la gara canora, abbiamo ascoltato brani dal livello generale mediocre, dal quale ci sembra abbiano tentato di distinguersi: un appassionato Vecchioni – la riscossa del ritornello chiaro e tondo, con testo sensato anche se con un ombra di retorica girotondina; i minimalisti La Crus – brano alla Fossati con un finale Morricone style da brividi; il traballante Tricarico – immaginate il suo pezzo, made in Avion Travel, cantato da Branduardi; il travolgente e popolano Van De Sfroos – anche se “Yanez”, non è tra i suoi migliori pezzi.

Per il resto, siamo nelle vicinanze del reparto “raccolta differenziata”: l’arrabbiata (de che?) Tatangelo, la incomprensibile (in tutti i sensi) Oxa, la replicante Pravo (la “Cher de noantri” dovrebbe fare il lifting anche alla voce), il trasandato Pezzali (look e musica comprati all’outlet), le urlatrici Ferreri ed Emma (aridateci la Cinquetti!), il superfluo Madonia (Battiato “non ci voleva venire!”), l’enigmatica Nathalie (il Factor di costei rimane una X), il monumentale Al Bano (le statue sono eterne, ma ingombranti).

Insomma, non è stato uno spettacolo da Citrosodina finale, ma è rimasto insufficiente per ritmo e spigliatezza, e forse, in questo, fotografia realistica dell’Italia odierna: un paese legnoso, anzi, meglio: lagnoso.

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