Sanremo faziosi: storie di vescovi oscurati, frati nervosi e discografici che accendono un cero a Mamma Rai

Settimana

Per il Festival del cinquantenario un look un po’ snob Buonista o cattivista? Socialmente impegnato o pienamente frivolo? Autarchico o cosmopolita nella sua componente femminile? Faziano o fazioso? Quest’anno il Festival di Sanremo ha avuto problemi sia di look che di identità sciolti soltanto sotto lo striscione di partenza. Ma un tratto somatico lo si è potuto intuire subito: quello dello snobismo anticattolico. Ma come, direte voi, il festival della remissione del debito estero del Terzo mondo, del frate canterino, della presentatrice spagnola che è contenta di aver studiato nelle scuole cattoliche, non avrebbe tanto in simpatia la Chiesa? Beh, i fatti parlano (in questo caso cantano) da sé.

Fazio e Pavarotti rimettono i debiti a chi pare a loro Il 19 febbraio Il Giornale dà notizia che Fazio e Pavarotti hanno dato semaforo rosso alla presentazione sul palcoscenico sanremese della Campagna per la riduzione del debito dei paesi poveri promossa dalla CEI, la Conferenza episcopale italiana. Pare infatti che il comitato della campagna, saputo del progetto di Luciano Pavarotti di portare a Sanremo le rockstar che sponsorizzano la campagna dell’organizzazione anglosassone Jubilee 2000 Coalition per l’annullamento del debito estero terzomondiale, abbia chiesto in RAI di poter usufruire di uno spazio per presentare anche la propria iniziativa. La cosa pareva fattibile, poi invece è arrivato un rotondo no, attribuito dai dirigenti RAI all’indisponibilità dei due conduttori. La motivazione dell’ostracismo, al di là delle spiegazioni ufficiali, sarebbe che a Fazio non vanno a genio le raccolte di fondi via tivù, fattispecie in cui ricadrebbe la Campagna della CEI: mentre infatti Jubilee 2000 è soprattutto una campagna politica, che chiede ai governi dei paesi ricchi di cancellare i propri crediti nei confronti di quelli poveri, la campagna CEI, che vuole avere anche un contenuto educativo e incidere sullo stile di vita, propone agli italiani di versare denaro in un fondo speciale destinato a riscattare la quota di debito estero che due paesi africani, la Guinea Conakry e lo Zambia, devono allo stato italiano.

Che Fazio e Pavarotti siano contrari alle raccolte di fondi attraverso la tivù non è credibile. Nelle sei giornate sanremesi big Luciano “raccoglierà”150 milioni a serata, il più giovane Fabio ne raccoglierà 100. In tutto fa un miliardo e mezzo di lire, cifra che farebbe comodo a qualunque tesoreria di stato africano impegnata a far fronte a ratei di interessi sul debito. Pavarotti ha “raccolto fondi” per il Monte dei Paschi di Siena con una pubblicità televisiva che tutti ricordano. Scherzi a parte, tutti sanno che il tenore organizza concerti di beneficenza regolarmente teletrasmessi; quanto a Fabio Fazio, è in parola con Emergency, la più nota organizzazione umanitaria italiana specializzata in chirurgia di guerra, per diventarne il testimonial. Forse il problema è un altro: Jubilee 2000 porta a Sanremo rockstar come Sting, Youssou N’Dour e forse Bono, la CEI al massimo porta un frate.

Scherzi da frate in carta bollata A proposito di padre Alfonso Parente, il frate del convento di S. Giovanni Rotondo che ha partecipato al festival: nonostante il contenuto “impegnato” della sua canzone, non è certo che la sua partecipazione abbia alzato l’indice di gradimento della Chiesa cattolica presso i teleutenti. Non tanto per la prevedibilità e il timbro adolescenziale delle sue provocazioni, quanto per alcuni episodi sgradevoli che hanno preceduto il suo arrivo in Riviera. Ad alcuni partecipanti a un Gruppo di preghiera di padre Pio che non gradivano la sua partecipazione al festival e la cui protesta era arrivata sui giornali (vedi Il Giornale del 27 gennaio scorso) padre Parente ha risposto, a mezzo stampa, con toni non proprio francescani: li ha definiti “frange cattoliche reazionarie, fuorvianti e oscurantiste” animate da “bigottismo religioso”. E anche una riflessione dello scrittore Vittorio Messori, che biasimava l’inclinazione di sacerdoti e religiosi a immedesimarsi nei ruoli di personaggi del mondo dello spettacolo, si è da lui beccata la qualifica di “commento poco intelligente”. E non è tutto: pochi giorni prima della gara canora Parente si è visto recapitare una citazione per danni da parte dell'”editore cattolico” Luigi Patrone. Costui sostiene che il frate aveva firmato con la sua “Patrone Home Video” un contratto di esclusiva, allegramente violato per partecipare a Sanremo sotto le insegne del discografico Dino Vitola. “Da cattolico, ho pensato a lungo di lasciar perdere -dichiara Patrone-. Ma da un frate certe cose sono inaccettabili”.

Qualcuno si è arrabbiato perché la canzone di Alfonso Parente rappresenterebbe un attacco alla Chiesa cattolica, accusata di indifferenza e ipocrisia nel suo testo. Ma la vera propaganda anticattolica a Sanremo consiste in altro: nell’immagine di intolleranza e attaccamento alle cose terrene che alcuni cattolici, con la tonaca e senza, danno di sé in tutta questa vicenda. Un anticlericale non avrebbe saputo scegliere “plot” migliore.

La televisciun la gà
la forza di un liun Ma insomma, Sanremo non è solo costume, è anche musica: Gianni Morandi, Irene Grandi, Samuele Bersani, Paola e Chiara… Però, che bei nomi! Ma che bisogno hanno di offrirsi in sacrificio agli imperscrutabili gusti della giuria, di rischiare il massacro canoro in diretta? Si dà il caso che i nomi e cognomi dei cantanti suddetti siano proprio quelli di autori di novità discografiche che non vanno per la maggiore. Son tutti usciti con nuovi dischi, ma nessuno è decollato nelle vendite. Paola e Chiara addirittura in questo momento non hanno nemmeno un contratto discografico.

Un’illusione ottica fa credere che i discografici, nei giorni di Sanremo, siano i padroni della tivù. E’ vero il contrario: senza la tivù nemmeno esisterebbero, perché la musica leggera ha bisogno della promozione televisiva come la terra delle piogge primaverili. Per questo mandano all’assalto fra le trincee fiorite dell’Ariston i loro prodi. Hanno notato che, anche alle soglie del terzo millennio, i picchi di ascolto di Buona Domenica coincidono con le performance canore di Iva Zanicchi. A buon intenditor…

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