San Patrignano, madre e figlio potranno vivere assieme

Tre anni e una madre tossicodipendente: il giudice voleva darlo in adozione, dopo che il tribunale l'aveva ricongiunto, da un mese, alla mamma in cura presso la comunità di San Patrignano. Oggi la revoca: mamma e figlio vivranno assieme. «Un grande risultato, che ci permette di camminare assieme».

Il bambino di San Patrignano potrà rimanere con la mamma Samantha. È arrivata la comunicazione ufficiale della sospensione dell’ordinanza del Tribunale di Firenze, che prevedeva l’allontanamento del bimbo. «È una grande vittoria – spiegano dalla comunità a tempi.it – una grande battaglia che abbiamo sostenuto tutti assieme e che ci ha portati ad ottenere questo importantissimo risultato. Ringraziamo i tanti che ci hanno dimostrato stima e solidarietà in questi giorni. Questo risultato prima di ogni altra cosa dà la possibilità al piccolo di crescere giorno dopo giorno vicino alla sua mamma. E alle tante persone che li aiuteranno nel loro cammino».

Ma ripercorriamo la vicenda. Samantha Abbate è una madre con una storia difficile, e un figlio di tre anni. Il padre non l’hai mai conosciuto: è tornato in Marocco, dopo anni di droga, carcere e alcolismo. Il piccolo B. all’età di due anni viene affidato ad un istituto e quindi tolto alla madre. Lei, quarantenne, ha problemi di dipendenza: da un mese si sta disintossicando nella comunità di San Patrignano, a Rimini. È lì che un mese fa si ricongiunge a suo figlio. 

Dal 1978 ad oggi la comunità ha ospitato circa 20 mila persone, offrendo loro una casa, l’assistenza sanitaria e legale, la possibilità di studiare, una solida formazione professionale, l’opportunità di cambiare vita e di rientrare a pieno titolo nella società. Della struttura organizzativa fanno parte una Fondazione, i cui beni appartengono esclusivamente ai ragazzi di volta in volta accolti, e un consorzio che riunisce tre cooperative sociali senza scopo di lucro, attive nella formazione professionale orientata al pieno recupero e reinserimento sociale dall’emarginazione e dalla tossicodipendenza. B. durante il giorno frequenta la Chiocciola, la struttura presente in comunità dedicata ai piccoli fino ai 5 anni. «È arrivato con non pochi problemi relazionali e comportamentali, inizialmente stava sempre isolato e mangiava con le mani» raccontano dalla struttura, che accoglie ragazze e ragazzi con problemi di droga, in modo completamente gratuito. «Poi, gradualmente, ha iniziato ad aprirsi agli altri, a fidarsi». La comunità ospita in tutto 100 bambini, figli di ragazzi che stanno svolgendo il percorso di recupero. Oltre che numerosi nuclei familiari, e circa 30 minorenni con gravi problemi di disagio e consumo di droghe.

Samantha è stata seguita, come tutti, da una psicoterapeuta con cui ha intrapreso un lavoro sulla relazione genitoriale. Tutto sembrava essere finito per il meglio, finché il 10 aprile il tribunale di Firenze non decide deciso di riaffidare il bambino all’istituto di Firenze da cui proveniva, separandolo dalla madre per poi trovare una famiglia affidataria a cui assegnarlo. «Ciò è accaduto proprio nel momento in cui il bimbo stava ritrovando un po’ di tranquillità a San Patrignano, e aveva iniziato a ricostruire un rapporto con sua mamma». Sarebbe stato un trauma fortissimo, per entrambi.

Twitter: @SirianniChiara

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