Riforma della giustizia: Fini, Casini e Rutelli aprono, Di Pietro e Bersani si oppongono

Ecco quali sono le posizioni dei partiti dell'opposizione sulla riforma costituzionale della giustizia. Per Fli è opportuno separare le carriere dei magistrati e sdoppiare il Csm, per Udc e Api la riforma ci vuole ma senza norme "salva-premier", l'Idv si oppone a qualunque cambiamento, al Pd non piace lo spirito punitivo della riforma. Tutte le posizioni (e i distinguo)

Domani verrà presentata dal Consiglio dei ministri la riforma costituzionale della giustizia, definita «epocale» da Silvio Berlusconi. Nel pomeriggio il guardasigilli Angelino Alfano sarà al Quirinale per presentarla al capo dello Stato Giorgio Napolitano. Per quel che se ne sa finora, la riforma prevede la separazione delle carriere tra magistrati e giudici, lo sdoppiamento del Csm, l’obbligatorietà dell’azione penale «secondo modalità prescritte dalla legge», la creazione di una corte di disciplina esterna ai due Csm. L’iter previsto è piuttosto lungo, quindi, un’eventuale approvazione, non avverrebbe prima di due anni. Il Pdl ha incassato l’appoggio della Lega e l’apertura di alcuni settori dell’opposizione. Vediamo di quest’ultima le posizioni, partito per partito.

Fli:
La posizione di Fini è quella di chi ritiene che sia opportuno separare le carriere dei magistrati e sdoppiare il Csm. Si pone una pregiudiziale rispetto a provvedimenti ad personam, cioè che riguardino direttamente il premier. Il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova, ha detto: «Se la riforma fosse davvero quel che sembra, se ne può parlare». Le parole di Della Vedova fanno il paio con quelle di altri esponenti moderati in Fli (ad esempio Giuseppe Consolo) che ricordano come alcuni dei temi proposti nella riforma sono scritti nel programma del Pdl e che, dunque, anche per non essere accusati di “intelligenza col nemico”, a quelli occorre attenersi. Per questo, ad oggi, la posizione di Carmelo Briguglio – che aveva promesso un Vietnam parlamentare contro la riforma – appare in minoranza. Anche un “falco” come Italo Bocchino ha oggi spiegato che non esiste alcun “no” pregiudiziale.

Udc e Api: La posizione di Casini e Rutelli ricalca quella di Fini. Sì alla riforma se non contiene norme “salva-premier”. No anche a riforma delle intercettazioni e il processo breve. Oggi in un’intervista a La Discussione Giampiero D’Alia, capogruppo Udc al Senato, ha spiegato che il partito è disposto a sedersi al tavolo, pur fissando un notevole numero di paletti e esternando un certo scetticismo su una manovra che si teme solo di propaganda politica.

Idv: Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, ha definito la riforma una «enorme ingiustizia». Per Di Pietro, essa premia i delinquenti e non può essere accettata perché «mette i magistrati nella condizione di non poter far nulla». L’Idv va quindi ha ingrossare le fila degli strenui oppositori a qualsiasi tipo di cambiamento. Un po’ la posizione espressa dal pm milanese Armando Spataro che avrebbe promesso una risposta altrettanto «epocale» alla riforma berlusconiana.

Pd: Dario Franceschini ha detto che c’è uno spirito punitivo nel tentativo di «separare i pm dai magistrati per controllare meglio la magistratura». La linea del partito è questa, ma sono in molti al suo interno a scartare su posizioni meno granitiche. Il senatore Stefano Ceccanti dice oggi a Qn che «bisognerebbe ammettere che un problema Giustizia esiste a prescindere da Berlusconi, e presentare una proposta alternativa per accreditarci come alternativa». Posizione simile quella del deputato Roberto Giacchetti secondo cui è sbagliato «salire sulle barricate» e occorre «aspettare e valutare le proposte». Discorso a parte va poi fatto per la pattuglia dei radicali all’interno del Pd che è favorevole ai temi posti dalla riforma e, anzi, per bocca di Rita Bernardini, ha anche chiesto un’amnistia per risolvere il problema delle carceri.

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