Ricostruire l’Europa a partire dalle comunità che la compongono

Claudia Toso spiega la sua candidatura alle Europee. La persona al centro per una politica al servizio del bene comune

Claudia Toso ha cinque figli e già qui bisognerebbe fermarsi e farsi qualche domanda. Com’è che una mamma, medico, centro gravitazionale di una piccola comunità, una famiglia numerosa, s’è messa in testa di “buttarsi in politica”, come si dice, aggiungendo impegni a impegni, fatica a fatica, grane a grane? Sì, certo, il carattere. Quello di Claudia è gioviale, aperto, espansivo, ed è una buona dote con cui partire, ma poi occorre anche chiedersi perché nel momento di massima impopolarità per chi decide di occuparsi della cosa pubblica (“tutti ladri”, “tutti corrotti”), ci sia ancora chi  prova a fare qualcosa per questo malandato paese candidandosi per Forza Italia alle elezioni Europee del 26 maggio nel collegio Nord Ovest.

Un bene per tutti

E dunque. Sono tre le questioni: la prima, «il bene che sperimento nel mio privato merita di essere riconosciuto a livello pubblico perché è un bene per tutti», dice Toso. «Sono molto consapevole di ricevere ogni giorno molto di più di quel che so dare. Una bella famiglia con un marito che mi supporta in tutto, una professione che mi ha insegnato che non vi può essere altro metodo nell’affronto dei problemi se non quello del dialogo e della condivisione, una comunità cristiana – nello specifico quella di Comunione e liberazione – che mi richiama sempre a difendere e promuovere quelle esperienze che sono un bene per tutti».

Cifre anziché persone

La seconda: «occorre rimettere la persona al centro dell’azione politica. Sono medico del lavoro, svolgo la professione in ATS Brianza e in Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia e questo mi consente di avere quotidianamente a che fare con parti sociali, corpi intermedi, stakeholder. Non si può pensare di arrivare alla determinazione di una norma, di un atto di indirizzo, se non partendo dal basso, dal dialogo con le persone e le parti sociali che le rappresentano. L’istituzione, in questo caso quella europea, non può saltare questo passaggio e il rappresentante politico altro non può essere che il punto di sintesi tra i differenti portatori di interesse, il metodo di lavoro della politica deve essere inclusivo favorendo il più possibile processi di partecipatività dei portatori di interesse». Un punto di collegamento, il politico, che, dice Toso, non è un semplice “portavoce” o megafono di un malcontento, ma deve essere «espressione di una realtà viva”. Per questo occorre studiare, impegnarsi, conoscere. Insomma, essere competenti così da poter entrare nel merito dei problemi e cercare di risolverli, tenendo appunto, come dicevo, sempre la persona al centro dell’interesse politico». Oggi, «tutti parlano di “quote” anziché di migranti, di “voti” anziché di cittadini, di “indicatori economici” anziché di lavoratori, di “soglie di povertà” anziché di poveri. Il linguaggio segnala l’errore che stiamo facendo: parlare di cifre anziché di persone».

Gli incontri e lo studio

E qui Toso dice qualcosa che è raro sentire dire in giro: «Il tempo della mia campagna elettorale è suddiviso in due momenti: gli incontri e lo studio. Sto studiando come una matta. Voglio capire come si possano aiutare concretamente i nostri territori, le scuole, le famiglie italiane. E oltre a studiare, guardo e ascolto chi in politica ha più esperienza di me, come ad esempio Massimiliano Salini e Stefano Parisi, cercando di comprendere come, al di là degli slogan, si possa intervenire. Proprio da Parisi sto acquisendo la persuasione che solo un significativo lavoro personale nel tempo possa generare rapporti indispensabili a costruire un “pensiero politico” sulla realtà, anche a costo di immediata impopolarità e di tempi lunghi. “Fare politica” è più difficile di quel che si pensi, per questo occorre muoversi all’interno di quei partiti, come è il caso di Forza Italia e del Ppe, che consentono, a chi ha posizioni come le mie, di esprimerle liberamente». E se “fare politica” non sarà più difficile di “fare la mamma” di cinque figli e la moglie di un chirurgo, resta comunque un bell’impegno: «L’impegno di ricostruire l’Europa a partire dalla ricchezza delle comunità che la compongono».

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