“Rendering Revolution”, la “musica aumentata” alla conquista dello spazio

Al Maxxi di Roma la nuova installazione di Stefano Mainetti stimola i sensi dello spettatore con un meccanismo di integrazione tra armonia e melodia, arte pittorica in versione tridimensionale, danza che entra nei quadri

Stupor mundi. Sarebbe piaciuta anche a Federico II di Svevia la nuova creazione di Stefano Mainetti, intitolata “Rendering Revolution”, presentata ufficialmente nell’auditorium del Maxxi, a Roma in via Guido Reni. Un progetto solo apparentemente virtuale, che invece entra nella parte più vitale della persona, la mente. Al centro, la musica e lo spazio, e la capacità di aumentare ogni sensazione, grazie alla stimolazione sensoriale dello spettatore con un meccanismo di integrazione tra armonia e melodia, arte pittorica in versione tridimensionale, danza che entra nei quadri. Ecco così un quintetto di violoncelli in assetto da camera, e dalla rotonda degli strumenti si dipartono quattro corridoi che sboccano in altrettanti luoghi dove domina la presenza visiva di opere pittoriche rivoluzionarie come “Guernica” di Picasso, “Carceri di invenzione” di Piranesi (ora celebrato ufficialmente anche a Roma, con una grande mostra allestita nelle sale di palazzo Braschi), “Violon et Compotier” di Braque e “prove di tango” di Patrizio De Magistris.

Il violoncello viaggia nello spazio musicale, e le musiche del percorso sono eseguite da un’orchestra di sessanta elementi, con il tema centrale eseguito dal maestro Luca Pincini. Ogni quadro è arricchito anche dalle “rivoluzioni” di due danzatori letteralmente immersi nella tela. A unire la musica centrale, quella del quintetto, al tema specifico di ogni stanza laterale è il suono del singolo violoncello che si trova in corrispondenza del corridoio di collegamento fra le due musiche: quel suono non si elide allontanandosi dalla strumento ma persiste e si fonde con il tema dell’opera. Per Mainetti “lo spettatore ha così un filo rosso sonoro e lungo di esso si muove in una musica che acquisisce dimensione spaziale e dialoga con l’immagine. Il modulo costruito con questi strumenti, queste musiche, queste opere può affiancarsi ed intersecarsi con altri moduli che abbiano altri elementi. In una eventuale versione virtuale teoricamente si può raggiungere qualsiasi dimensione, e così com’è il progetto si può implementare su uno dei tanti supporti per la realtà virtuale già disponibili sul mercato”. Sottolineando che: “la mia ‘musica aumentata’, grazie alla tecnologia digitale, vuole conquistare la dimensione spaziale, normalmente non sfruttata dalla musica, tenendo insieme pittura, danza, videoarte e, appunto, musica”. E le sette note hanno acquistato, grazie a questa geniale creazione di Mainetti, il fascino tridimensionale.

Il progetto ha ottenuto la Menzione d’Onore dal Conservatorio di Santa Cecilia di Roma per la valenza scientifica e artistica. A parlare dell’opera, Michele Dall’Ongaro, presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, Claudio Strinati, critico musicale e direttore artistico della Fondazione Sorgente Group che sostiene l’iniziativa, e Monique Veaute, presidente della Fondazione Romaeuropa arte e cultura, con il giornalista e musicologo Ernesto Assante.

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