Regno Unito: educazione sessuale anche all’asilo, rivolta dei genitori

La decisione è stata presa da 16 Comuni. In scene costruite con la tecnica del fumetto, si vedono genitori che fanno sesso, con tanto di spiegazioni sulle posizioni possibili e su come avviene l'atto, con esplicita menzione di peni e vagine. Tutti i genitori, non solo cristiani, si ribellano

Non c’è da meravigliarsi se il Parlamento Europeo fatica a difendere i diritti umani basilari e quelli dei cristiani, se nei suoi paesi la lesione di tali diritti è tollerata, se non addirittura perpetrata per legge.

Dopo i corsi sessuali obbligatori della Spagna di Zapatero, nel Regno Unito ben 16 Comuni hanno deciso di introdurre l’educazione sessuale anche all’asilo. I manuali sono osceni. A mo’ di fumetto si vedono genitori che fanno sesso, con tanto di spiegazioni sulle posizioni possibili e su come avviene l’atto, con esplicita menzione di peni e vagine. La lesione del diritto di libertà educativa è tale che oltre all’Istituto cristiano inglese, sono gli stessi genitori a ribellarsi.

La maggioranza chiede di poter esentare dai corsi i figli se in disaccordo con gli insegnamenti impartiti. Il ministero dell’Istruzione si è, però, limitato a dire che «secondo la legge, le scuole devono assicurarsi che l’educazione sessuale sia appropriata all’età e alla maturità degli alunni». Comunque «spetta agli insegnanti usare della loro professionalità per decidere in merito».

Dello scorso 9 marzo, invece, la notizia della sentenza che ha condannato a 43 giorni di prigionia una mamma che nel 2006 si era rifiutata di pagare una multa da 2.340 euro per essersi rifiutata di far partecipare i propri figli a dei corsi sessuali contrari al proprio credo cristiano. Ora, gli avvocati della donna, membri di un istituto per la libertà religiosa, si sono appellati alla Corte europea per i diritti dell’uomo. Purtroppo però la Corte giudica sempre a partire dalle leggi statali e in Germania la scuola è obbligatoria, tanto che per lo stesso motivo una famiglia si è rifugiata in America con diritto d’asilo per persecuzione di una libertà fondamentale.

Tornano quanto mai attuali le parole che il Santo Padre ha rivolto lo scorso gennaio al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede: «Riconoscere la libertà religiosa significa, inoltre, garantire che le comunità religiose possano operare liberamente nella società, con iniziative nei settori sociale, caritativo o educativo… E’ preoccupante che questo servizio che le comunità religiose offrono a tutta la società, in particolare per l’educazione delle giovani generazioni, sia compromesso o ostacolato da progetti di legge che rischiano di creare una sorta di monopolio statale in materia scolastica»

«Esorto tutti i governi» continuava Benedetto XVI, «a promuovere sistemi educativi che rispettino il diritto primordiale delle famiglie a decidere circa l’educazione dei figli e che si ispirino al principio di sussidiarietà, fondamentale per organizzare una società giusta… Proseguendo la mia riflessione, non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione».

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