Quel paese normale di (D’Alema) e “nani” Bazoli in cui prendi la SuperCassa…

Quel paese normale di (D’Alema) e “nani” Bazoli in cui prendi la SuperCassa...

L’Italia, con Massimo D’Alema, è arrivata al termine del suo cammino verso la meta di un grandissimo “paese normale”. Se vogliamo un altro esempio di questa grandissima “normalità”, possiamo guardare nelle carte del processo contro Roberto Mazzotta, ex esponente democristiano di primo livello ed ex presidente della Cariplo. Mazzotta è stato assolto in appello, dopo sei anni di contumelie e di pubblica gogna. Si legge nella precedente sentenza di condanna che, effettivamente Mazzotta non aveva preso una lira per sé; ma il fatto di non aver abiurato la Dc, lo poneva nella condizione di “non potere non sapere” che alla Cariplo si fregavano i soldi per la Dc. Uno sproposito giuridico degno di una corte del Mali. Però, intanto, il grande lancio della Cariplo e della finanza cattolica, la cosiddetta SuperCassa, che prevedeva Mazzotta è finito, proprio perché lui fu arrestato e giubilato, nelle mani della Banca Intesa del celeberrimo cattolico giansenista bresciano “nani” Bazoli. Complimenti vivissimi a Bazoli per l’affare, ma non per l’etica civica dimostrata.

Questa vicenda di Mazzotta ci fa pensare ad altre due storie italiane che evocano, memori del vecchio “Alto gradimento”, le battute del celebre Bracardi: “Tre babbà col botto”. Facciamo solo una rapida storia. Anni Ottanta. Viene perseguito giudiziariamente Angelo Rizzoli, che finirà in galera e perderà: casa editrice, Corriere della Sera e anche la moglie. Mentre Rizzoli è sotto “schiaffo giudiziario”, la sua azienda viene posta in amministrazione controllata, si impoverisce “virtualmente” e quindi viene acquistata dalla celebre famiglia Agnelli di Torino. Manco a dirlo, dopo un anno, casa editrice e Corriere della Sera (non so l’ex moglie di Angelo Rizzoli) vengono quotate per un valore triplo di quello d’acquisto. “Un affarone”, direbbero a Palermo e a Bagheria.

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