Quanto manca alla fine della terza era 3D?

Titanic arriva in sala in versione tridimensionali e conquista il botteghino pasquale. Ma siamo davvero sicuri che gli spettatori amino guardare un bel film con quei fastidiosi occhialetti neri?

Titanic 3D si è fatto valere al botteghino pasquale incassando 2.355.160,61 euro a soli 4 giorni dalla sua uscita. Un risultato epocale, soprattutto se si pensa che la pellicola di James Cameron è uscita la prima volta al cinema nel 1997 e da allora praticamente tutto il mondo, Italia compresa, ha ripercorso almeno una volta, in dvd, cassetta, in prima serata sulle reti nazionali o in versione pirata, le avventure di Jack e Rose in balia di un’enorme nave prossima all’affondamento.Eppure, qualcosa di quest’operazione non convince. Da due tre anni a questa parte il 3D ha (ri)preso possesso dei cinema mondiali. Nessuno spettatore si è potuto esimere dall’indossare almeno una volta i fastidiossimi occhialini. Oggetti che tutti eviteremmo volentieri, fastidiosi schermi di plastica che dividono i nostri occhi dalla bellezza delle inquadrature spingendoci, in più di una occasione, a tentare una visione sbiadita e raddoppiata che ci riporti all’antica esperienza cinematografica di cui in molti sentiamo la mancanza.

Non è la prima volta che si promuove il 3D come tecnologia del futuro: fu lanciata già negli anni 50, quando gli Studios dovevano disperatamente cercare qualcosa che riportasse gli spettatori nelle sale e li staccasse dalla tv che stava fagocitando soldi e pubblico. Gli anni d’oro furono dal 1952 al 1955. Commedie sofisticate, film fantastici e horror di serie B venivano creati appositamente per il 3-D: gli spettatori, entusiasti, aspettavano il momento in cui l’attore di turno avrebbe lanciato un oggetto a favor di platea che magicamente sarebbe uscito dallo schermo e avrebbe spinto tutti ad allungare le braccia per tentare di prenderlo. Gli eccessivi problemi economici e tecnici e l’avvento del widescreen e dei primi esperimenti di Cinemascope spinsero Hollywood ad abbandonare la costosa tecnologia e tornare alle proiezioni bisimensionali.

Ma la strada era segnata e nei favolosi anni 80 qualcuno tentò il fortunoso ripescaggio del 3D, che negli anni 70 alcuni produttori avevo tentato di rilanciare senza successo. Questa volta gli Studios si concentrano su titoli rivolti al grande pubblico, inizialmente proponendo pellicole già note in versione tridimensionale (La maschera di cera e Il delitto perfetto) e successivamente, sulla scia degli ottimi risultati, distribuendo numerosi titoli mainstream (tra cui Lo squalo 3). Ma dopo una manciata di tentativi la versione tridimensionale tornò in soffitta, com’era successo trent’anni prima. Ma nel 2003 è proprio il regista di Titanic a riportare in auge la terza dimensione con il suo documentario Ghosts of the Abyss. La tecnologia ha fatto passi da gigante e la terza dimensione ora è molto più che un giocattolo per spettatori curiosi muniti di occhialini. Con una velocità spaventosa tutti i grandi registi appassionati di nuove tecnologie ed effetti speciali di ultima generazione iniziano a confrontarsi con il nuovo arrivato: l’IMAX 3-D. Gli incassi stratosferici di Polar Express, film d”animazione digitalizzata in 3D di Robert Zemeckis, dà il via definitivo all’invasione di occhialini che continua ancora oggi e che ha investito ogni genere cinematografico: dai film dell’orrore alle commedie, dall’animazione ai documentari, tutto viene prodotto, montato, girato, adattato per il 3D. E così i costi dei biglietti lievitano paurosamente, le sale cinematografiche devono adattarsi alla nuova tecnologia e i piccoli esercenti che non credono nel miracolo della terza dimensione vedono ridursi drasticamente gli incassi.

L’industria cinematografica trova nuova linfa nel 3D e rimette in pista anche grandi classici (come il Titanic, appunto) e persino i film d’animazione della Disney, i capolavori “intoccabili” come il Re Leone e, prossimamente, La bella e la bestia e La sirenetta, tornano in sala per mostrare la loro nuova veste al pubblico e portare montagne di dollari nelle casse dei distributori. Anche in Italia ormai il fenomeno sembra ben avviato, anche se il nostro cinema sembra adattarsi poco e male alla nuova tecnologia e il pubblico non è così contento di sborsare due o tre euro in più per vedere una commedia con qualche oggetto che in maniera anonima buca lo schermo. E poi, a ben guardare, gli incassi dei film in 3D sono ottimi ma di certo non altissimi. La tecnologia 2D continua ad appassionare molti più spettatori, che preferiscono ridere, piangere e riflettere senza che un paio di bruttissimi occhialini si mettano fastidiosamente in mezzo.

@paoladant

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