Quanta ipocrisia interessata su diritti e Mondiale in Qatar

La crociata a scoppio ritardato per i diritti nel paese islamico che ospiterà la coppa del mondo fatta a colpi di fasce arcobaleno e appelli ai tifosi gay. Ma qualcuno degli indignati è mai stato a vedere una partita allo stadio?

Sembrerebbe che non sia rimasto più nulla di abbastanza serio da non essere sfruttato per una campagna marketing che faccia fruttare qualcosa. Domenica inizia il Mondiale in Qatar, e da giorni sui media si parla più di diritti umani che di calcio. I diritti dei lavoratori, sfruttati per costruire gli stadi nel deserto, degli omosessuali, fuorilegge nel piccolo stato islamico, delle donne (ma di questo si parla meno, è pur sempre l’islam).
Dopo 12 anni ci si accorge dei diritti negati in Qatar
Da quando i diritti umani sono il nuovo calcio, l’argomento di cui si parla e si deve parlare di più, anche i brand e le grandi aziende si sono adeguate, sfruttandoli. Non c’è cosa migliore che fare soldi e aumentare la propria reputation difendendo i diritti. Passata la sbornia della lotta al razzismo, debellato a colpi di inginocchiamenti in campo, da Euro 2020 si porta molto la difesa dei diritti Lgbtq+, con il calcio usato come propaganda politica e veicolo di valori “buoni”: vi ri...

Contenuto riservato agli abbonati: abbonati per accedere.

Già abbonato? Accedi con le tue credenziali:

Exit mobile version