Pusher a chi?

ACCUSANO CATTOLICI E ATEI "DEVOTI" DI SPARGERE «FASULLE RADICI IDENTITARIE» E PROPUGNARE «FALSE APPARTENENZE». VIBRATA REPLICA A SCALFARI, D'ARCAIS, LERNER, VALLI E GALIMBERTI

Prima del 1989 erano chiamati “reazionari” quelli che si opponevano al marxismo, oggi sono chiamati “reazionari” quelli che si oppongono al dogmatismo relativista. Eugenio Scalfari pontifica: «Il relativismo non è nichilismo, al contrario. Il relativismo comporta un impegno continuo e responsabile sulle verità morali di volta in volta valide nell’epoca e nel luogo. Verità assolute nell’epoca e nel luogo, ma variabili secondo i mutamenti d’epoca e di luogo» (Repubblica, 2/1/05). Dobbiamo supporre che, secondo Scalfari, in una diversa epoca e in un diverso luogo sarebbe opportuno considerare l’uomo non più come un fine ma come mezzo degli altri uomini. Flores D’Arcais è stato colto in castagna ad assolvere pratiche che mirano a ridurre la donna ad un mezzo dell’uomo: «Consideriamo tutti un male le mutilazioni genitali: ma le madri di quelle bambine ritengono che sia giusto farle. La loro ragione non è abbastanza “illuminata”, è “imperfetta”? Ma chi decide sulla perfezione di ogni ragione individuale? Su quale lista prestabilita di verità?» (Repubblica, 22/6/05).
Ebbene i cattolici e gli atei cosiddetti “devoti” ritengono che esista una lista prestabilita di verità e che queste verità siano fondate sulla ragione. Sia i primi che i secondi hanno fede nella ragione intesa come fonte dei valori e del diritto naturale, che impone di trattare l’uomo come un fine. Alla fede nella ragione i cattolici aggiungono la fede in Dio, la quale non contraddice la ragione ma la approfondisce. È stata questa idea di ragione, elaborata dall’antichità classica e perfezionata dalla Chiesa, che ha permesso quella straordinaria sintesi di elementi culturali latini, germanici e slavi in cui consiste la civiltà occidentale. A questi argomenti i relativisti non oppongono altri argomenti, migliori o peggiori, ma dei giochi di prestigio con le parole al posto delle carte. Nella loro orwelliana “neolingua” i valori occidentali si chiamano «fasulle radici identitarie», mentre i difensori dei valori occidentali si chiamano «nuovi reazionari», «pusher di false appartenenze» e «spacciatori di false identità» (espressioni tratte dal nuovo libro di Gad Lerner Tu sei un bastardo). I relativisti usano la parola “identità” alludendo alle riflessioni di Sartre su di un “io” mutevole e fluttuante che, per sentire di esserci, ha bisogno di un “tu” che lo guarda. Per rafforzare ulteriormente il sentimento del suo esserci, questo “io” si unisce ad un “noi” di carattere etnico e culturale che ingaggia una guerra permanente contro un “loro”. A questo scopo è necessario eccitare continuamente l’ostilità di “loro” nei nostri confronti con provocazioni d’ogni tipo. Ad esempio Bush bombarda l’Irak e l’Afghanistan per crearsi dei nemici utili a rinforzare l’identità imperiale degli Usa. Il fattore costitutivo determinante della “identità” è ovviamente la fede che, come dice Galimberti, «ha le sue radici nel sentimento che, quando diventa sentimento collettivo, crea quelle basi pre-razionali della propria identità e della propria appartenenza in cui consiste la divisione degli uomini. E quando la divisione ha queste radici (pre-razionali) è subito guerra, anzi guerra santa» (D, 2/11/02). In altre parole non sono “loro” a metterci le bombe ma “noi” a provocarli per bocca di Oriana Fallaci affinché ce le mettano (come ha scritto Bernardo Valli su Repubblica del 25 luglio 2005, la Fallaci contende a Bin Laden il primo posto nella classifica dei fomentatori d’odio). L’identità, come la religione, è una passione irrazionale che affonda le sue radici nelle paludi freudiane del subcosciente.
È ormai chiaro che quella di cui parlano, Scalfari e Galimberti non è la ragione ma la bancarotta della ragione. Questa bancarotta è iniziata nel momento in cui la ragione ha ucciso la fede e l’ha sostituita con la «insignificanza dell’esistere» (Umberto Galimberti) e la «nientità» di tutte le cose (Emanuele Severino). Se tutto è niente anche i valori sono niente e gli uomini stessi sono niente. Con quali argomenti condannare il kamikaze che fa fuori degli niente? Adesso sappiamo per certo che il vero oscurantismo è l’illuminismo, che nega ogni assolutezza ai valori umani che sfuggono ai calcoli della ragion pura scientifico-matematica. La ragione illuminista uccide l’uomo come Hal 9000 uccide gli astronauti in “2001 Odissea nello spazio”. L’illuminista ama il “buon selvaggio” che mangia i “pusher” gesuiti (come raccomandava Voltaire) prima che questi riescano a spacciargli certe idee stupefacenti sulla sacralità della vita umana. L’illuminismo non cessa di gettare le sue tenebre sul mondo moderno. Solo dei cattolici consapevoli di non doversi conformare alla mentalità di questo mondo insieme a degli atei che sanno, come gli antichi filosofi, che la ragione non è solo una calcolatrice tascabile e che l’uomo non è solo una scimmia evoluta da migliorare con l’eugenetica darwiniana, solo loro potranno dissipare le tenebre illuministe con la luce della vera ragione e salvare la civiltà occidentale. Altroché «pusher di false appartenenze».

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