Ruby, 7 anni a Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. Interdizione perpetua. Quella [link url=https://www.tempi.it/videogallery/boccassini-lapsus-processo-ruby-erlusconi#.UchrOz5Ort4]”premonizione”[/link] della Boccassini

La Corte di primo grado del Tribunale di Milano ha condannato l'ex presidente del Consiglio a 7 anni di carcere e interdizione perpetua dei pubblici uffici

Il tribunale di Milano ha dichiarato colpevole Silvio Berlusconi di concussione e prostituzione minorile, nell’ambito del cosiddetto “processo Ruby”, condannandolo a 7 anni di carcere e all’interdizione perpetua dei pubblici uffici. Un anno di detenzione in più, rispetto alla richiesta dei pm e un’accusa (concussione per costrizione) più grave di quanto contestato dai pm. Il tribunale ha disposto anche la confisca dei beni della “vittima” (secondo le accuse) Karima el Mahroug, ovvero Ruby, (che non è stata chiamata a testimoniare né dai pm né dai giudici) e del suo compagno Luca Risso. I giudici hanno disposto anche la trasmissione degli atti alla Procura affinché valuti le presunte false testimonianze rese da alcuni testimoni della difesa nel corso del dibattimento.

BERLUSCONI: RESISTERO’. Berlusconi ha reagito alla sentenza dicendo che intende «resistere a questa persecuzione perché sono assolutamente innocente e non voglio in nessun modo abbandonare la mia battaglia per fare dell’Italia un paese davvero libero e giusto». «Resisterò – ha aggiunto – perché non è soltanto una pagina di malagiustizia, è un’offesa a tutti quegli italiani che hanno creduto in me e hanno avuto fiducia nel mio impegno per il Paese». il leader del pdl ha anche detto che «ero veramente convinto che mi assolvessero perché nei fatti non c’era davvero nessuna possibilità di condannarmi. E invece è stata emessa una sentenza incredibile, di una violenza mai vista né sentita prima, per cercare di eliminarmi dalla vita politica di questo Paese».

TUTTO PROVATO. I tre giudici della Corte, Carmen D’Elia, Orsola De Cristofaro e Giulia Turri, dopo quattro ore di camera di consiglio, hanno letto la sentenza con la quale approvano tutte le tesi della Procura di Milano, e dell’accusa, affidata al procuratore aggiunto Ilda Boccassini e ai magistrati Pietro Forno e Antonio Sangermano. Non hanno inciso le incoerenze e i difetti delle tesi dei pm, sottolineate nella loro arringa finale, dagli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo.

TRIBUNALE: INDAGATE I TESTIMONI DIFESA. I giudici hanno chiesto alla Procura di indagare i funzionari di polizia che in aula hanno negato di avere subito pressioni, e dunque la concussione, per rilasciare Ruby la notte del 27 maggio 2010. Per i funzionari di polizia, e per tutti i testimoni che hanno negato che ad Arcore avvenissero festini a luci rosse, è stata disposta la trasmissione degli atti alla Procura perché proceda per falsa testimonianza. Stesso destino per i funzionari dei servizi segreti e per i collaboratori dell’ex premier interrogati in aula. In pratica, stando alla sentenza del Tribunale, tutti i testimoni che non hanno confermato le tesi dell’accusa, avrebbero mentito.

DAL PARLAMENTARE AL CAMERIERE. Il tribunale di Milano ha chiesto di indagare per falsa testimonianza 30 testimoni della difesa: la deputata Pdl Maria Rosaria Rossi, l’europarlamentare Licia Ronzulli e suo marito Renato Cerioli,  il consigliere regionale Giorgio Puricelli, il giornalista Carlo Rossella, il diplomatico Bruno Archi, il commissario di Polizia Giorgia Iafrate, l’avvocato Antonio Passaro, il consigliere per la politica Estera Valentino Valentini,  il capo scorta Giuseppe Estorelli, il cameriere Lorenzo Brunamonti, il cantante napoletano Mariano Apicella, il pianista Danilo Mariano e sua moglie Simonetta Losie. E poi ancora: Barbara Faggioli, Lisney Barizonte, Joana Visan, Cinzia Molena, Marianna Ferrara, Manuela Ferrara, Miriam Loddo, Joana Claudia Arminghioali, Francesca Cipriani, Eleonora e Concetta De Vivo, Marystelle Polanco, Raissa Skorkhina, Roberta Bonasia, Michelle Conceicao, Serena Facchineri.

«ITALIA LIBERA». Grande confusione dopo la lettura della sentenza. Alcuni oppositori del premier, fuori dall’aula e davanti al Tribunale, hanno cominciato a urlare «Italia libera. Via la spazzatura dall’Italia». Daniela Santanchè (Pdl) ha detto ai giornalisti: «È uno schifo. È una sentenza che non c’entra niente con la giustizia». Toni accesi anche da parte del collega di partito Gianfranco Rotondi: «Nessun agguato al governo, ma la risposta politica verrà e sarà fortissima: forse né il Pdl, né Forza Italia sono lo strumento giusto per opporsi al colpo di Stato».

MAGISTRATURA SEMPRE MENO CREDIBILE. «Quello di oggi è certamente un altro duro colpo che la giustizia italiana infligge a se stessa e alla sua credibilità», scrive invece l’ex ministro delle Pari Opportunità, Mara Carfagna (Pdl), sul suo sito: «Abbiamo una nuova prova dell’anomalia italiana: un processo sul nulla, senza una vittima, è stato utilizzato come strumento per spiare e delegittimare un leader politico». Per Carfagna la sentenza è  «la dimostrazione che esiste una piccola frangia della magistratura che piega la legge e l’obbligatorietà dell’azione penale alla lotta politica, sminuendo il ruolo fondamentale dell’amministrazione della giustizia così come è inteso dalla Costituzione».
Intanto, via twitter, il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, ha indetto una manifestazione per domani, alle ore 19,  in piazza Farnese a Roma, «contro il Tribunale speciale del comune sentimento del pudore».

DICHIARAZIONI DELLA DIFESA. Di sentenza prevedibile parlano gli avvocati di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Si tratta di «una decisione fuori dalla realtà», spiegano. Ghedini non si arrende: «Faremo appello e poi faremo ricorso in Cassazione», ha spiegato. «Oggi è accaduto un fatto grave, la corte non ha tenuto conto della realtà», ha concluso. Per il suo collega del collegio difensivo, Longo, nei confronti di Berlusconi sembra in atto «un assalto alla diligenza».

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