Prezzi materie prime alle stelle. Rischio tsunami per l’Italia

L’economia mondiale è improvvisamente a corto di tutto? L'effetto Covid e la sonnolenta Europa, minispiegazione di un fenomeno molto preoccupante (soprattutto per noi)

Bikita, la più grande miniera di litio dello Zimbabwe.

Scarseggiano le materie prime e sono guai. Il tema inizia (solo ora) a farsi largo sulle prime pagine dei quotidiani generalisti che cominciano a registrare gli allarmi lanciati dal nostro mondo imprenditoriale e produttivo. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato il presidente di Assolombarda Alessandro Spada che all’assemblea generale ha ricordato che

«Tra gennaio e maggio di quest’anno le aziende della manifattura hanno dovuto fronteggiare un rialzo medio delle materie prime del 38 per cento, con picchi del 64 per cento per la metallurgia e la meccanica. Le pressioni sono forti soprattutto per rame, alluminio, acciaio, ma anche per legno e materie plastiche».

Aumenti acciaio, rame, stagno

L’allarme è globale, ma a farne le spese è soprattutto l’Europa. È per questo che di recente Bloomberg ha lanciato questo titolo: «L’economia mondiale è improvvisamente a corto di tutto».

Guardiamo un po’ di numeri. L’acciaio da novembre a oggi è salito del 230 per cento, i polietileni del 120, il rame del 47, il bitume del 21,9. Il cobalto, nel solo 2021, è aumentato del 40 per cento, lo stagno del 133.

Non è solo colpa del Covid

Perché è successo tutto ciò? La spiegazione generale è che si tratta di un effetto del Covid. Durante l’inizio della pandemia, molte aziende hanno rallentato la produzione per riprenderla quando il virus ha iniziato a dare tregua. Questo ha provocato un’impennata delle richieste e dei prezzi. Il prezzo della ghisa, ad esempio, è passato da una media di 319 euro per tonnellata nel settembre 2020 a 521 euro nel maggio del 2021.

Sul Messaggero, il professor Giulio Sapelli ha però scritto un interessante articolo spiegando che la situazione non è stata determinata “solo” dal Coronavirus. Sapelli fa notare, infatti, che l’Europa è stata in questo periodo poco accorta e molto ideologica, beandosi della retorica verde del Green New Deal, ma stando poco attenta al fatto che la vita è fatta di materia (su questo argomento apparirà un’intervista al professore sul prossimo numero di Tempi). Così, mentre da noi si chiacchierava, Cina e Stati Uniti hanno fatto incetta di materie prime come rame, silicio, ferro in vista della ripartenza dell’economia. 

E il superbonus edilizia?

Veniamo all’Italia dove, ironia della sorte, è stato lanciato il superbonus sull’edilizia proprio per rilanciare l’economia. Il problema è che la carenza di materie prime (alcune hanno consegne da qui a sei mesi) e l’aumento dei prezzi rischiano di farlo fallire. Non è un caso che Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, abbia detto di recente che «c’è il rischio che si fermino i cantieri proprio nel momento in cui devono essere avviati».

Come è stato spiegato sempre al convegno di Assolombarda, siamo di fronte a «un potenziale tsunami che potrebbe portare a un’altra crisi sistemica che metterebbe forse definitivamente in ginocchio le economie». Intanto qualche segnale c’è già: l’aumento del 9,9% dell’elettricità e del 15,3% del gas non è estraneo a questo problema della carenza di materie prime.

Foto Ansa

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