Presidenziali Usa, Santorum conquista tre stati e spaventa Romney

«Wow. Ieri notte la vittoria schiacciante in Minnesota, Colorado e Missouri ci ha lasciato senza fiato». Santorum commenta così lo strepitoso risultato delle ultime votazioni. Romney è ancora il favorito, ma la corsa è lunga e l'avvocato italo-americano potrebbe stravolgere l'esito delle primarie

È partito tenendo comizi nei bar e nelle case per spiegare la sua politica alle persone disposte ad ascoltarlo e si è aggiudicato a sorpresa la vittoria in Iowa. Così l’America ha cominciato a parlare di Rick Santorum, l’ex senatore della Pennsylvania, come di un fenomeno strano. Ma sempre come uno dei tanti che spesso riempiono di sorprese le primarie Usa. Nessuno però si aspettava, nonostante i sondaggi ne rivelassero la probabilità, che l’avvocato italo-americano vincesse in tre Stati superando Mitt Romney, il candidato di punta del partito Repubblicano. Forse non se lo aspettava nemmeno lui. Il comunicato pubblicato oggi da Santorum comincia così: «Wow. Ieri notte la vittoria schiacciante in Minnesota, Colorado e Missouri ci ha lasciato senza fiato».

I delegati necessari per ottenere la vittoria sono inferiori a quelli di Romney ma hanno superato i numeri di Newt Gingrich che sembrava lo sfidante più probabile dell’ex Governatore del Massachusetts. In Missouri Santorum ha ottenuto il 54 per cento dei voti contro i 27 di Romney e, anche se in questo stato le primarie non hanno delegati e il voto è considerato un sondaggio d’opinione, l’ex senatore ha però rimontato con la vittoria schiacciante in Minnesota e in Colorado. Nel primo è arrivato primo con 15 punti di distanza dal secondo candidato, Ron Paul, ottenendo l’appoggio di 16 delegati e lasciando Romney al terzo posto. In Colorado, invece, Santorum ha ottenuto il 40 per cento dei voti (14 delegati) contro il 35 (13 delegati) di Romney e il 13 di Gingrich (5 delegati). I numeri quindi vedono ancora Romney in vantaggio con 91 delegati, ma adesso che Santorum ne ha 44 la partita si riapre.

I delegati assegnati sinora sono meno di 220 e la strada per raggiungere i 1.441 voti necessari per la nomination è acora lunga. La vittoria schiacciante nel bacino conservatore dell’America Centrale, che rappresenta una fetta importante del partito, può quindi spostare ancora finanziamenti e voti e l’ascesa di Santorum, per il momento solo simbolica, potrebbe diventare numerica. Sembrano rivelarlo anche i finanziamenti privati, che per l’italo-americano sono aumentati vertiginosamente in una sola notte tanto. Lo sfidante di Romney, dopo la vittoria, ha chiesto ai suoi sostenitori di aumentare i finanziamenti: «I risultati di ieri – ha si legge nel comunicato stampa diramato questa mattina – dicono forte e chiaro che le persone non vogliono solo una buona strategia conservatrice ma una persona che la viva (…). La campagna di Romney, però, è basata sul denaro». Un fatto che non si può ignorare perciò «conto sulle vostre donazioni. È un imperativo raccogliere fondi necessari per mandare in onda pubblicità elettorali in queste settimane prima del voto del Super Tuesday». Durante il Super Tuesday – storicamente il giorno in cui la gran parte degli Stati Uniti si reca alle urne per le primarie – si voterà in 10 stati e ci sono 476 delegati in palio. I prossimi appuntamenti elettorali saranno in Maine (18 delegati), dove le operazioni di voto si concluderanno l’11 febbraio, Arizona (29 delegati) e Michigan (30 delegati), dove si voterà il 28 febbraio prossimo. Romney sembra favorito, ma se Santorum riuscisse a guadagnare terremo per l’ex governatore sarebbero guai seri e se lo sfidante ultraconservatore vincesse, la partita per l’ex governatore potrebbe addirittura chiudersi.

A quel punto la sfida sarebbe tra Santorum e l’altro candidato cattolico, Newt Gingrich, che sta puntando tutto sul Super Tuesday, giorno in cui voteranno molti stati del Sud dove Gingrich è favorito. Intanto il consenso per il presidente degli Stati Uniti sembra crescere e questo dovrebbe preoccupare i repubblicani, che non hanno ancora uno sfidante da porre come alternativa a Barack Obama. Secondo i sondaggi l’incremento dello 0,2 per cento dell’occupazione (dato contestato da alcuni perché non tiene conto del 15 per cento che ha rinunciato a cercare il lavoro) e i continui discorsi di Obama sulla ripresa americana stanno funzionando. Il sondaggio più recente dell’istituto Rasmussen Reports conferma i dati della settimana scorsa, che registrano il più alto livello di ottimismo dal maggio del 2011. Dopo il discorso annuale del presidente sullo Stato dell’Unione il 29 per cento dei cittadini pensa che il paese stia andando nella giusta direzione.
Twitter: @frigeriobenedet

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