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West Side Story

Il titolo di questa rubrica viene dal musical di Broadway del 1957 che racconta la storia (adattata dal Romeo e Giulietta di Shakespeare) di due giovani amanti della città di New York (Tony, di origini polacche e Maria, giunta da poco da Porto Rico) che non possono stare insieme a causa della mortale rivalità tra i Jets, una banda di strada “newyorkese” (in realtà formata da vecchi emigranti) fondata da Tony e gli Sharks, una banda portoricana il cui leader è il fratello di Maria. Il musical cattura mirabilmente il dramma dei conflitti razziali ed etnici nella città che si propone orgogliosamente come il modello del crogiolo di etnie americano. Visto che io sono un portoricano che vive a New York il direttore di Tempi ha pensato che questo sarebbe stato un buon titolo per la mia rubrica di commento sulla vita di una città che ha da poco salutato il nuovo secolo e il nuovo millennio come la “capitale del mondo”.

Oggi i portoricani di New York sono i fratelli maggiori di una popolazione ispanica che sta cambiando il profilo sociologico e culturale della città più grande di questo paese. Nel 1950 c’erano 4 milioni di ispanici negli Usa; oggi sono circa il 12% della popolazione complessiva del paese, prossimi a diventare la minoranza più grande (il Washington Post della settimana scorsa aveva una storia di copertina sul conflitto tra ispanici e neri riflesso nella difficile e romantica amicizia tra un teen-ager salvadoregno e la sua ragazza afro-americana in una zona cosmopolita della città, e l’ha chiamata “Northwest Side Story”). E a New York gli ispanici sono già ora di gran lunga la minoranza più numerosa.

Nel 1957 il conflitto tra i Jets e gli Sharks non era in principio diverso da quello tra nuovi e vecchi immigrati. Oggi a New York non c’è davvero un gruppo razziale o etnico dominante, ma un’incredibile varietà di razze e di gruppi etnici coesistono e si rapportano tra loro con conflitti minimi, almeno in apparenza. Il conflitto semmai è culturale, cioè il crogiolo di razze americano non sembra più riuscire a fondere insieme i suoi contenuti così bene come accadeva un tempo. Il motivo è che non è mai riuscito a farlo veramente. Il famoso crogiolo di razze non creava una nuova sostanza comune ogniqualvolta veniva aggiunto un elemento: si limitava piuttosto a dissolverlo nella cultura anglosassone-protestante dominante, al limite dando all’impasto un colore leggermente diverso, ma senza alterarne seriamente il gusto. È solo oggi, mentre la cultura dominante si sta dissolvendo sotto gli attacchi del secolarismo, che una fusione vera potrebbe avvenire anche se nessuno può dirsi certo del risultato. Oggi l’ingrediente dominante dell’impasto è il liquido incolore e privo di gusto del secolarismo. Qua e là sta cominciando a colorarsi un poco. La situazione si fa tesa, e si scalda sempre di più, così qualcosa certamente accadrà. Riuscirà l’ingrediente ispanico, date le sue quantità quanto mai crescenti, a formare la salsa di base per il prodotto finale? Improvvisamente, West Side Story è diventata una All Side Story, e questo sarà il nostro metodo di osservazione per questa rubrica.

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