Portavoce del regime di Gheddafi: «Referendum sul futuro della Libia»

Il portavoce del governo libico, Ibrahim Moussa, critica il governo italiano per aver riconosciuto i ribelli e propone: «Non è affare di alcun politico o Paese europeo dire cosa deve o non deve fare il popolo libico. La maggioranza della nazione libica è con il Leader. Siamo favorevoli a un referendum per la leadership del Paese». I ribelli esportano petrolio mentre la Nato attacca le truppe di Gheddafi

Il governo libico è pronto a organizzare le elezioni e a riformare il suo sistema politico, ma Muammar Gheddafi deve restare, perché è una figura unificante dopo quattro decenni di potere: lo ha fatto sapere il governo di Tripoli. «Potremmo avere qualsiasi sistema politico, eventuali modifiche alla Costituzione, qualunque cosa, ma Gheddafi deve continuare a rimanere al potere».

«I politici italiani hanno fatto scelte sbagliate per loro stessi e per gli interessi della loro nazione» ha detto Ibrahim Moussa, portavoce del governo libico, esprimendo il «rammarico» del regime di Muammar Gheddafi per la decisione dell’Italia di riconoscere il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi come «l’unico interlocutore politico legittimato a rappresentare la Libia». «L’Italia non sta comunicando con il governo libico», ha dichiarato, «noi siamo sempre stati cooperativi ed è il nostro governo che ha stretto gli accordi economici tra i due Paesi».

«E’ lo stesso governo libico che ha combattuto il terrorismo per molto tempo insieme a quello italiano e ha bloccato l’immigrazione illegale» ha affermato ancora Moussa, «e che ha aperto una nuova pagina con l’Italia dopo le scuse per l’invasione coloniale, è lo stesso governo libico che ha ricevuto il vostro primo ministro tante volte».

Il portavoce libico ha anche respinto ogni ingerenza negli affari interni del Paese: «E’ una decisione che riguarda il nostro popolo, non è affare del ministro degli Esteri, Franco Frattini, né di alcun altro politico o Paese europeo dire cosa deve o non deve fare il popolo libico» ha sottolineato Moussa, «la maggioranza della nazione libica è con il Leader». «Abbiamo già detto» ha concluso, «che siamo favorevoli a un referendum per la leadership del Paese e che la gente possa votare per decidere. Ma sappiamo già chi voterà».

I ribelli libici, intanto, contano di dare il via in giornata alla loro prima spedizione di petrolio, la prima in tre settimane e che aiuterà a rimpinguare le loro dissanguate casse. La petroliera Equator, che può tasportare fino a un milione di barili di greggio, arriverà in giornata nel porto orientale libico di Marsa el Hariga. La leadership dei rivoltosi ha annunciato che il Qatar, che ha riconosciuto il Consiglio rivoluzionario di Bengasi come governo legittimo della Libia, ha acconsentito a commercializzare il petrolio che arriva dai campi petroliferi orientali, non più sotto il controllo di Gheddafi.

I caccia della Nato hanno sferrato oggi un attacco aereo sulle forze di Muammar Gheddafi nelle vicinanze della città petrolifera di Brega, dove i ribelli da cinque giorni si scontrano con le forze lealiste. Non risultano vittime. In precedenza, altre fonti avevano riferito che un attacco aereo, nella stessa zona, aveva distrutto due veicoli militari del governo di Tripoli. I resti dei due camion armati con artiglieria pesante sono stati trovati vicino l’entrata della parte residenziale orientale di Brega Nuova.

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