Perché sono così importanti i nonni

La Chiesa istituisce la Giornata Mondiale. Un modo per riconoscere il contributo fondamentale degli anziani nella nostra società

Caro direttore, penso che non dobbiamo lasciare che cada in fretta nel dimenticatoio l’iniziativa di papa Francesco, che ha istituito, per l’ultima domenica di ogni luglio (a partire dal 2021), la “Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani”, perché si tratta di un’idea particolarmente importante ed anche molto attuale. Sintetiche ma tutte vere le ragioni addotte per detta iniziativa: la voce degli anziani «canta le lodi di Dio e custodisce le radici dei popoli; la vecchiaia è un dono ed i nonni sono l’anello di congiunzione tra le generazioni, per trasmettere ai giovani esperienza di vita e di fede; i nonni tante volte sono dimenticati». Ecco, tutto questo è vero!

In particolare è vero che la cultura contemporanea, intrisa di individualismo presuntuoso, dimentica clamorosamente la figura e la funzione dei nonni. Ricordare i nonni significherebbe, infatti, ribaltare i dogmi dell’autoesaltazione autonoma e indipendente dell’uomo d’oggi, almeno nelle sue espressioni più esasperate. Ricordare che esistono i nonni significa proporre plasticamente una immagine che ci dice che non ci siamo fatti da soli, ma che veniamo da una lunga storia, che passa attraverso nomi e cognomi precisi ed una educazione che viene da lontano. I nonni, con la sola loro presenza, ci ricordano continuamente che non ci siamo fatti da soli. Per questo cercano di oscurare la loro presenza. Questo è stato uno dei motivi per i quali, nel 2014, con un gruppo di amici, abbiamo fondato l’associazione NONNI2.0: avevamo intuito l’esistenza di questa contraddizione, per la quale si vuole tacere di una realtà che, invece, esiste massicciamente, svolgendo funzioni fondamentali a favore dell’intera società. Se molte quarantenni o cinquantenni riescono a lavorare è perché i loro figli sono “tenuti” dai nonni; se molti nipoti riescono a frequentare una scuola od una palestra o un centro sportivo è perché i nonni li accompagnano; se molti giovani sposi riescono a pagare le rate dei mutui o le bollette condominiali è perché i “nonni aiutano”; se molte famiglie rimangono unite è perché i nonni sostengono in vario modo le problematiche che la vita crea; se molti nipoti trovano luoghi affettuosi nei casi delle famiglie “divise” è perché i nonni sono disponibili ad accogliere. Potremmo continuare con esempi all’infinito. È commovente e bello che tutto ciò avvenga gratuitamente da parte dei nonni. Lo fanno per affetto e non per interesse. Per questo, ripeto, costituiscono un formidabile collante per l’intera società, come abbiamo potuto constatare anche durante la presente pandemia.

I nonni, quindi, vanno non solo ricordati, ma concretamente tutelati e sorretti nello svolgimento dei compiti sussidiari che essi svolgono, altro che dimenticati. L’associazione NONNI2.0, per esempio, sta proponendo alla politica che i nonni possano detrarre dalle imposte le somme da loro ufficialmente versate per aiutare figli e nipoti, come sta auspicando che i nonni possano partecipare ufficialmente agli organi che governano le scuole frequentate dai nipoti; come stanno preparando una proposta legislativa che renda obbligatorio per i giudici consultare i nonni quando essi debbano decidere circa l’affidamento dei minori nelle cause di separazione e di divorzio. La stessa associazione, in collaborazione con Tempi, ha potuto constatare l’esistenza del grande affetto che lega i nipoti ai nonni, quando ha indetto il concorso scolastico intitolato “Io e i miei nonni”: il meglio dei 1.200 componimenti pervenuti è stato raccolto nel libro “Storie di nonne, nonni & nipoti”, editato da Ares. Tale libro costituisce un testimonianza eccezionale di un legame che tiene insieme l’intero Paese, di cui cultura e politica dovrebbero prendere maggiore coscienza.

Ultimamente, quando si parla di anziani o di nonni ci si riferisce per lo più al fatto che essi vanno assistiti. Non vi è nulla di più sbagliato anche dal punto di vista statistico. La maggioranza dei nonni è ancora produttiva, non nel senso sociologico del termine, ma nel senso sostanziale. La maggioranza dei nonni, per fortuna, sono “vivi”, nel senso che danno un contributo “attivo” alla vita di tutti e non solo nel senso detto prima. Molti “nonni” sono alla guida del Paese, di grandi aziende, di grandi mass media, di imprese editoriali. I nonni votano e sono quindi determinanti nella scelta di chi ci deve guidare. Allora, dei nonni non si deve parlare solo quando si ammalano. È evidente che negli anziani c’è un aspetto di “fragilità” (non siamo negazionisti su questo, perché amiamo la verità) ma non vogliamo che si prenda spunto dalla “fragilità” per emarginare di fatto i nonni in quanto tali. In questo senso, giù le mani dai nonni. In tale direzione, NONNI2.0, con l’adesione di Esserci e del Centro Rosetum, ha previsto per il prossimo 25 febbraio ore 21, via Youtube, un incontro intitolato “Covid: i nonni sono davvero ‘fragili’?”, a cui parteciperanno il presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo e l’economista prof. Federico Perali. Vogliamo contribuire ad evitare l’emarginazione dei nonni, mettendone in risalto il loro apporto a tutta l’Italia.

In Italia, tra l’altro, esiste già un giornata di festa civile per i nonni, introdotta con una legge nazionale del 2015, facendo propria la legge regionale della Lombardia del 2014 (quando era presidente Roberto Formigoni), che l’aveva fissata non casualmente per il giorno 2 ottobre, quando si ricordano gli Angeli Custodi. Ora, la Chiesa cattolica ha introdotto questa giornata “mondiale”. Confido che la Chiesa italiana prenda sul serio l’iniziativa del Papa, correggendo una impostazione che, purtroppo, è presente in molte parrocchie, dove ci si occupa degli anziani, ma per riservare loro solo spazi di svago, come il gioco delle carte o gite fuori porta. Anche dentro la Chiesa, in ogni sua articolazione, i nonni dovrebbero avere un posto attivo importante: lo stesso che la Chiesa primitiva riservava agli “anziani”.

Peppino Zola

Foto Ansa

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