Per riscoprire Sheryl Crow ascoltate “100 miles from Memphis”

È stata la stessa Sheryl Crow ad avvisare i suoi fan attraverso Twitter: ancora una volta nella sua vita doveva fare i conti con un tumore. Già nel 2006 dovette sospendere la sua attività artistica dopo che le fu diagnosticato un cancro al seno, ora si tratta di una forma tumorale benigna al cervello. La “song-writer”americana racconta di avere avuto sospetti del suo stato di salute quando durante una tournée ha ripetutamente dimenticato i testi delle canzoni che stava interpretando. Veloci esami e poi la diagnosi, che pur essendo grave ha evidenziato la situazione embrionale e benigna, rassicurando in qualche modo la cantante che si dichiara tranquilla sull’esito positivo e comunica di essere felice e di lavorare per il prossimo disco.

Una vita personale travagliata quella di Sheryl Crow artista cinquantenne molto conosciuta in patria, dove raggiunse il successo già con il primo disco, Tuesday Night Music Club nel 1993. All’interno il suo brano più conosciuto, quel Run Baby Run più volte coverizzato e usato per spot pubblicitari. Una donna tipicamente americana, con una vita movimentata e piena di esperienze (anche negative) nel mondo musicale, dall’università artistica all’insegnamento, presto lasciato per la carriera professionistica che la vede iniziare come corista di Michael Jackson tra il 1987 e l’89. Introdotta nell’ambiente conoscerà un sacco di colleghi, realizzando collaborazioni e duetti di indubbia importanza.

Abbonata ai Grammy Awards, valente strumentista sulle orme inconfessate di un’altra protagonista della pop song a stelle strisce, Carole King, spazia dal country al funk, dal blues al rock, sempre con  buoni esiti. Come per esempio accade con il suo ultimo cd, 100 miles from Memphis. Uscito nell’estate del 2010, è un ottimo prodotto di intrattenimento, in cui la cantante recupera le radici dell’“easy soul”, mescolato a una buona dose di elegante pop, stile Motown anni ’70, quello di Marvin Gaye, Stevie Wonder, Diana Ross e naturalmente dei Jackson Five di Michael a cui, in coda al disco, tributa il classico I want you back. Grande intrattenimento, arrangiamenti tra fiati rhythm’ n blues in grande spolvero, coretti intriganti e sincero divertimento, con un gioiello sopra tutti: la cover di Sign your name di quel simpaticone di Terence Trent d’Arby. Una versione indimenticabile, calda e appassionata, in una parola lussureggiante. Da non perdere.

@carlocandio

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