Pedofili Bassa Modenese. Mentre Lorena perdona i suoi “persecutori”, i sindaci scagionano i servizi sociali

Alla Messa per ringraziare per il termine della vicenda giudiziaria, la signora Morselli compie un possente gesto di fede. Giovanardi contro i sindaci: «Non avete capito nulla»

«Lorena – le hanno chiesto –, come farai a rivedere i tuoi quattro figli?». «Il Signore – ha risposto – un giorno ce li farà incontrare. Stefano vuole conoscere i suoi fratelli». Ha detto così Lorena Morselli (qui la nostra intervista), che a fine 2014 si è recata a Massa Finalese per una Messa “di ringraziamento” per «la fine della lunga vicenda giudiziaria».
La storia cui si fa riferimento è quella dei presunti pedofili satanisti della Bassa Modenese (Tempi ve ne ha parlato qui), un’incredibile vicenda di malagiustizia dove il combinato disposto magistratura-servizi sociali ha portato indicibili sofferenze ad alcune famiglie risultate, dopo sedici anni, totalmente estranee ai fatti. La famiglia Morselli è una di queste e Lorena – che si è vista sottrarre quattro figli, morire il marito Delfino, costretta a fuggire in Francia col quinto figlio Stefano – è certamente una delle figure più emblematiche del caso. A dicembre, finalmente, una sentenza ha messo fine al suo calvario e per questo, a fine anno, si è recata nel suo paese d’origine dove è stata accolta dalla comunità degli amici che mai ha dubitato di lei.

«IO PERDONO». Qui, Lorena, al termine della funzione, ha pronunciato parole sorprendenti, sofferte e bellissime. Ha ripercorso il caso ricordando che, ancora oggi, ci sono dei figli che «non vogliono più rivedere i genitori: venti bambini vittime, e dieci adulti morti nel frattempo di dolore tra cui il mio Delfino e don Giorgio Govoni. Avevo chiesto al Signore di illuminarmi la via, tenebrosa e dolorosa, e di mettere sul cammino sassolini bianchi, come nella fiaba di Pollicino, per non deviare e smarrirmi. Così Gesù ha fatto. Lo ringrazio per il sostegno, la forza, la fede, il coraggio». Lorena ha reso onore agli amici che non l’hanno abbandonata e, soprattutto, ha detto di voler perdonare i suoi “persecutori”: «Invoco su quanti hanno sbagliato nei nostri confronti la misericordia del Signore. Mai più. Non deve accadere mai più un dramma come il nostro sulla terra».
Un gesto titanico, se si conosce quante traversie ha dovuto subire questa donna che ha voluto anche ricordare il testamento spirituale di don Govoni, il prete accusato di essere a capo della setta dei pedofili satanisti e assolto solo dopo la scomparsa. «Mi preparo a ricevere sassi, sputi, ingiurie – aveva scritto il sacerdote poco prima di morire –. Sono totalmente estraneo ai fatti, e continuerei a fare quello che ho sempre fatto: a fare il bene per Cristo, a lavorare per il bene delle famiglie».

LE PAROLE DEI SINDACI. Così, mentre a Massa Finalese sono state pronunciate parole di perdono cristiano, altrove – forse infastiditi anche dal clamore mediatico suscitato dall’assoluzione – si è tornati sulla vicenda per “ridimensionarne” la portata. Lo ha fatto con una dichiarazione il presidente dell’Unione Comuni Modenesi Area Nord, Alberto Silvestri, che con i sindaci dell’Area Nord è intervenuto con queste parole: «Non abbiamo mai commentato la vicenda giudiziaria e non intendiamo farlo ora, nel pieno rispetto delle prerogative della magistratura. A seguito delle dichiarazioni apparse sulla stampa, è bene tuttavia precisare che l’esercizio della tutela dei minori è di competenza del Tribunale per i Minorenni, che la attua indipendentemente dall’esito penale dei procedimenti, valutando la necessità di protezione dei minori, il livello di gravità della loro condizione e le capacità genitoriali. Su indicazione del Tribunale, i servizi sociali hanno il compito e l’obbligo di rimuovere situazioni di disagio, sostenendo i minori, accompagnandoli nei loro percorsi e garantendo la loro assistenza nelle collocazioni fuori famiglia. Gli operatori, quando agiscono come pubblici ufficiali, hanno l’obbligo di segnalare alla magistratura minorile le situazioni di pregiudizio a carico di minori, così come le notizie e i fatti di sospetto reato ai loro danni; hanno inoltre l’obbligo di eseguire i decreti di allontanamento dalla famiglia dei minori, di sostenere questi ultimi in tutti i processi penali e civili, di dare loro adeguata tutela, anche giuridica, in attesa delle indicazioni definitive dei Tribunali per i minorenni. Sulla base di questi obblighi, e con la massima professionalità e scrupolo, si sono sempre attenuti gli operatori dei Servizi Sociali dell’Unione Comuni Modenesi Area Nord coinvolti in questa dolorosa vicenda».

«DICHIARAZIONI SPUDORATE». Una difesa a tutto tondo dell’operato dei servizi sociali che non ha fatto altro che riaprire antiche ferite (va ricordato che l’Unione Comuni Modenesi si era costituita parte civile nel processo contro i Morselli). Così è intervenuto il senatore Carlo Giovanardi, da sempre vicino alla famiglia, che ha stigmatizzato le dichiarazioni dei politici locali, accusandoli di «non aver capito nulla e aver imparato niente da questa vicenda. La tragedia di una famiglia distrutta, il carico di sofferenze umane protrattesi per sedici anni e non ancora finite, le macroscopiche incredibili leggerezze e manipolazioni che hanno contrassegnato l’odissea delle famiglie di Massa Finalese fin dal lontano 1997, vengono liquidate con una frase che lascia sconvolti: “A questi loro obblighi, e con la massima professionalità e scrupolo, si sono sempre tenuti gli operatori dei servizi sociali, coinvolti in questa dolorosa vicenda”. Si tratta di un’affermazione spudorata che fa apparire come “obbligato” l’accaduto, rafforzando il doveroso impegno morale e civile di approfondire in ogni sede le responsabilità, soprattutto per evitare che con questo approccio arrogante ed autoassolutorio altre famiglie abbiano a pagare in futuro i deliri ideologici di cui si nutrono troppi operatori dei servizi, con la complicità degli amministratori. Nessuno dei quali, peraltro, ha avuto la sensibilità di presentarsi alla Messa di ringraziamento celebrata a Massa Finalese per volontà della signora Morselli».

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