Papa: «I principi etici su cui si fonda il diritto». Napolitano: «Bisogna evitare esasperazioni e nuove tensioni». Bertone: «I cardini della società»

Sono i titoli dell'Osservatore Romano per l'intervento di Benedetto XVI alla Questura di Roma e i richiami del segretario di Stato Vaticano Bertone e del presidente Napolitano pubblicati nelle pagine dell'organo della Santa Sede. Ecco come valutare non strumentalmente e politicamente i richiami delle maggiori autorità religiose e politiche

Pubblichiamo in anticipo gli articoli che compaiono nelle prime due pagine dell’Osservatore Romano, con gli interventi di Benedetto XVI alla Questura di Roma, del segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone e del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, perché i richiami delle maggiori autorità religiose e politiche non vengano valutati in modo strumentale.

«Le nuove sfide che si affacciano all’orizzonte esigono che la società e le istituzioni pubbliche ritrovino la loro “anima”, le loro radici spirituali e morali, per dare nuova consistenza ai valori etici e giuridici di riferimento e quindi all’azione pratica». Lo ha affermato Benedetto XVI nel discorso ai dirigenti e agli agenti della Questura di Roma ricevuti in udienza stamane, 21 gennaio, nell’Aula della Benedizione.

Illustre Signor Questore, illustri Dirigenti e Funzionari, cari Agenti e Personale civile della Polizia di Stato! Sono veramente lieto di questo incontro con voi e vi do il benvenuto nella Casa di Pietro, questa volta non per servizio, ma per vederci, parlarci e salutarci in modo più familiare! Saluto in particolare il Signor Questore, ringraziandolo per le sue cortesi parole, come pure gli altri Dirigenti e il Cappellano. Un saluto cordiale ai vostri familiari, specialmente ai bambini! Desidero anzitutto ringraziarvi per tutto il lavoro che svolgete a favore della città di Roma, di cui sono il Vescovo, perché la sua vita si svolga nell’ordine e nella sicurezza. Esprimo la mia riconoscenza anche per quell’impegno in più che spesso la mia attività richiede da voi!

L’epoca in cui viviamo è percorsa da profondi cambiamenti. Anche Roma, che giustamente è chiamata «città eterna», è molto cambiata e si evolve; lo sperimentiamo ogni giorno e voi ne siete testimoni privilegiati. Questi mutamenti generano talvolta un senso di insicurezza, dovuto in primo luogo alla precarietà sociale ed economica, acuita però anche da un certo indebolimento della percezione dei principi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamenti morali personali, che a
quegli ordinamenti sempre danno forza.

Il nostro mondo, con tutte le sue nuove speranze e possibilità, è attraversato, al tempo stesso, dall’impressione che il consenso morale venga meno e che, di conseguenza, le strutture alla base della convivenza non riescano più a funzionare in modo pieno. Si affaccia pertanto in molti la tentazione di pensare che le forze mobilitate per la difesa della società civile siano alla fine destinate all’insuccesso.

Di fronte a questa tentazione, noi, in modo particolare, che siamo cristiani, abbiamo la responsabilità di ritrovare una nuova risolutezza nel professare la fede e nel compiere il bene, per continuare con coraggio ad essere vicini agli uomini nelle loro gioie e sofferenze, nelle ore felici come in quelle buie dell’esistenza terrena. Ai nostri giorni, grande importanza è data alla dimensione soggettiva dell’esistenza. Ciò, da una parte, è un bene, perché permette di porre l’uomo e la sua dignità al centro della considerazione sia nel pensiero che nell’azione storica. Non si deve mai dimenticare, però, che l’uomo trova la sua dignità profondissima nello sguardo amorevole di Dio, nel riferimento a Lui.

L’attenzione alla dimensione soggettiva è anche un bene quando si mette in evidenza il valore della coscienza umana. Ma qui troviamo un grave rischio, perché nel pensiero moderno si è sviluppata una visione riduttiva della coscienza, secondo la quale non vi sono riferimenti oggettivi nel determinare ciò che vale e ciò che è vero, ma è il singolo individuo, con le sue intuizioni e le sue esperienze, ad essere il metro di misura; ognuno, quindi, possiede la propria verità, la propria morale. La conseguenza più evidente è che la religione e la morale tendono ad essere confinate nell’ambito del soggetto, del privato: la fede con i suoi valori e i suoi comportamenti, cioè, non avrebbe più diritto ad un posto nella vita pubblica e civile.

Pertanto, se, da una parte, nella società si dà grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, dall’altra, la religione tende ad essere progressivamente emarginata e considerata senza rilevanza e, in un certo senso, estranea al mondo civile, quasi si dovesse limitare la sua influenza sulla vita dell’uomo. Al contrario, per noi cristiani, il vero significato della «coscienza» è la capacità dell’uomo di riconoscere la verità, e, prima ancora, la possibilità di sentirne il richiamo, di cercarla e di trovarla. Alla verità e al bene occorre che l’uomo sappia aprirsi, per poterli accogliere in modo libero e consapevole.

La persona umana, del resto, è espressione di un disegno di amore e di verità: Dio l’ha «progettata», per così dire, con la sua interiorità, con la sua coscienza, affinché essa possa trarne gli orientamenti per custodire e coltivare se stessa e la società umana. Le nuove sfide che si affacciano all’orizzonte esigono che Dio e uomo tornino ad incontrarsi, che la società e le Istituzioni pubbliche ritrovino la loro «anima», le loro radici spirituali e morali, per dare nuova consistenza ai valori etici e giuridici di riferimento e quindi all’azione pratica.

La fede cristiana e la Chiesa non cessano mai di offrire il proprio contributo alla promozione del bene comune e di un progresso autenticamente umano. Lo stesso servizio religioso e di assistenza spirituale che, in forza delle vigenti disposizioni normative, Stato e Chiesa si impegnano a fornire anche al personale della Polizia di Stato, testimonia la perenne fecondità di questo incontro.

La singolare vocazione della città di Roma richiede oggi a voi,
che siete pubblici ufficiali, di offrire un buon esempio di positiva e proficua interazione fra sana laicità e fede cristiana. L’efficacia del vostro servizio, infatti, è il frutto della combinazione tra la professionalità e la qualità umana, tra l’aggiornamento dei mezzi e dei sistemi di sicurezza e il bagaglio di doti umane quali la pazienza, la perseveranza nel bene, il sacrificio e la disponibilità all’ascolto.

Tutto questo, ben armonizzato, va a favore dei cittadini, specialmente delle persone in difficoltà. Sappiate sempre considerare l’uomo come il fine, perché tutti possano vivere in maniera autenticamente umana. Come Vescovo di questa città, vorrei invitarvi a leggere e meditare la Parola di Dio, per trovare in essa la fonte e il criterio di ispirazione per la vostra azione.

Cari amici! quando siete in servizio per le strade di Roma,
o nei vostri uffici, pensate che il vostro Vescovo, il Papa, prega per voi, che vi vuole bene! Vi ringrazio per la vostra visita, e vi affido tutti alla protezione di Maria Santissima e dell’Arcangelo San Michele, vostro protettore celeste, mentre imparto di cuore su di voi e sul vostro impegno una speciale Benedizione Apostolica.

ROMA, 21. «Occorre nell’immediato scongiurare ulteriori esasperazioni e tensioni che possono solo aggravare un turbamento largamente avvertito e riconosciuto e suscitare un effetto di deprimente lontananza dallo sforzo che si richiede per superare le molteplici prove cui la comunità nazionale deve fare fronte»: è un passaggio dell’intervento tenuto oggi dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in occasione della Giornata dell’informazione celebrata al Quirinale.

Il capo dello Stato ha fatto appello a «un valido equilibrio tra i valori del diritto-dovere» di cronaca e quelli del «rispetto della riservatezza delle indagini nonché della privacy e dignità delle persone» e ha richiamato l’esigenza del «senso del limite e responsabilità che non può mancare nell’informazione, specie nella cronaca giudiziaria», anche se «la materia è sempre e più che mai scottante».

Napolitano ha definito «un rilevante banco di prova» per quanti operano nel mondo dell’informazione l’applicazione del codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione delle vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive. Napolitano ha aggiunto un richiamo a un equilibrio «egualmente sempre indispensabile tra chi esercita il controllo di legalità e l’azione penale obbligatoria e chi è chiamato a funzioni di governo».

Nella Costituzione e nella legge — ha spiegato ancora — si possono trovare «i riferimenti di principio e i canali normativi e procedurali per far valere, insieme, le ragioni della legalità nel loro necessario rigore e le garanzie del giusto processo». Al di fuori di questo quadro, ha aggiunto, «ci sono solo le tentazioni di conflitti istituzionali e di strappi mediatici che non possono condurre, per nessuno, a conclusioni di verità e di giustizia».

Il capo dello Stato ha ricordato come da anni si stia spendendo «per sollecitare quell’equilibrio e quel rispetto reciproco che appaiono spesso alterati». Un’alterazione che provoca «grave danno sia per la politica che per la giustizia». Da qui, lo sconforto per le «troppe sollecitazioni» cadute nel vuoto: troppe occasioni sono state perdute, «e oggi ne paghiamo il prezzo», ha concluso Napolitano.

ROMA, 21. La Santa Sede condivide il «turbamento» espresso dal presidente della Repubblica italiana a proposito delle indiscrezioni dei media sul caso giudiziario che coinvolge il presidente del Consiglio dei ministri, e segue «con preoccupazione» la vicenda. Lo ha detto nel tardo pomeriggio di ieri il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato di Benedetto XVI, conversando con i giornalisti a margine dell’inaugurazione di una casa di accoglienza dell’ospedale pediatrico romano Bambino Gesù, della quale abbiamo riferito nell’edizione di ieri.

Nel suo richiamo il porporato si è rivolto a tutti coloro che
— nel campo politico e amministrativo come in quello giudiziario — rivestono ruoli di responsabilità pubblica: «La Chiesa spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilità pubblica di ogni genere, in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad avere e ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità».

Per questo — ha aggiunto il cardinale Bertone — «segue con attenzione e con preoccupazione queste vicende italiane, alimentando la consapevolezza di una grande responsabilità soprattutto di fronte alle famiglie, alle nuove generazioni, di fronte alla domanda di esemplarità e ai problemi che pesano sulla società italiana». «Credo — ha affermato il cardinale — che moralità, giustizia e legalità siano i cardini di una società che vuole crescere e che vuole dare delle risposte positive a tutti i problemi
del nostro tempo».

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